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lunedì 13 luglio 2015

Il “meccanismo” Murakami


DANCE DANCE DANCE
di Haruki Murakami
 
 
Tutto è collegato.

Gli omicidi/sparizioni.

L'uomo pecora dell'hotel Dolphin.

I sei scheletri sul divano.

I sogni, le visioni, e Gotanda, il tuo amico attore.

E anche tu te ne accorgi, cogli i paralleli, ma non capisci perché o per come.

Le spiegazioni, quando arrivano, ingarbugliano ancora di più la matassa... Del resto, l'uomo pecora te lo ha detto: l'unica cosa veramente importante è danzare, danzare, danzare... Fino a lasciare tutti a bocca aperta... E allora, d'accordo: danziamo!

La verità è che sembra di viaggiare sulle montagne russe... e io, sinceramente, le adoro! In ogni sfumatura avverti un'aura di mistero, una parola non detta, un pensiero nascosto, ma fondamentale, e sai che a breve il protagonista condividerà con te un'epifania...

Dopo qualche romanzo, entri nel “meccanismo” Murakami e cessi di stupirti, ma ciò non significa che la curiosità o la sete si arrestino. Ne vuoi sempre di più! Peraltro, se in “La fine del mondo e il paese delle meraviglie” tutto combaciava e tutto era perfetto, qui, verso l'epilogo, si ha invece una sensazione di inconsistenza, di rivelazione mancata... Eppure non è una soluzione sleale, perché eravamo stati avvertiti sin dal principio, e soprattutto non guasta in alcun modo il sapore di questa storia...

Che ha un fascino enorme, è suggestiva e possiede tocchi di autentica, urlante inquietudine, seppur lo stile posato, dettagliato, e pregno di intimismo e riflessioni, ci permettano di accogliere anche le ansie maggiori con una certa rilassatezza di fondo.

E nemmeno mancano i colpi di scena: ce n'è almeno uno, che pure il lettore intuisce abbastanza in fretta, ma che risulta ugualmente sconvolgente e forse non compiutamente illustrato.

Un romanzo leggero, ma anche impegnativo, con tante verità occultate, suggerite, accennate, che denota una mente geniale e un'immaginazione delle più splendenti.

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