LE
NOTTI DI SALEM
di Stephen King
Il
secondo romanzo del Re, uno dei pochi ad essere veramente
etichettabile come horror, con un protagonista, Mark Petrie, che mi è
rimasto impresso a distanza di decenni per quanto era figo; un
religioso sui generis come comprimario, Padre Callahan, sotto certi
aspetti deludente, sotto certi altri, e proprio in virtù dei primi,
assolutamente spettacolare; e con una trama che, per giunta –
rivelazione di molto, molto successiva – sarà pure collegata con
la Torre Nera (in particolare, con gli ultimi tre tomi)!
I
cattivoni di turno sono vampiracci assetati di sangue, piuttosto
classicheggianti ed opportunamente feroci, mentre la struttura del
romanzo sotto numerosi profili ricorda “Dracula” di Bram Stoker,
tanto più che, al di là delle analogie più evidenti (presenti
anche a livello di trama, a partire dal personaggio di Susan), il
protagonista non sarà il pur piacevole tizio che conosciamo nelle
prime pagine, lo scrittore Ben Mears, ma questo ragazzo che
incontriamo più avanti, il già nominato Mark Petrie...
Anche
se, lo ammetto, l'affermazione è opinabile: in quanto, come spesso
accade in King, trattasi di un romanzo corale, con tantissimi
personaggi principali... Ma Mark... Mark mi era piaciuto così tanto,
che, ai miei occhi, tutti gli altri ne sono stati obnubilati! Forse
perché, ai tempi, era poco più che mio coetaneo...
Ad
ogni modo, si parte in sordina, fra una descrizione e l'altra (carina
quella che spiega le origini del nome della città), con questi
misteri che a poco a poco si insinuano nella cittadina di Salem,
queste sparizioni, questo senso di malessere crescente, che Ben Mears
avverte e che ricorda esserci stato già ai tempi della sua infanzia,
mentre ci parla della “casa stregata” dei Marsten... Solo che ora
la faccenda pare peggiorare... Ma lentamente, senza affannarsi
troppo, sebbene le sensazioni striscianti e sottili che di tanto in
tanto ci attraversano siano piacevolissime...
All'incirca
verso metà libro, la vicenda decolla e accelera, fino a sfociare in
scene meravigliosamente spaventose, non prive, però, di sense of
wonder, di eroismi e di punti di riferimento per il lettore... nel
senso che il male c'è, ed è tremendo, e ingloba tutto, ma noi
sappiamo sempre a chi rivolgerci come baluardo del bene (anche se,
qui, King si diverte)... insomma, finalmente troviamo Mark, che ci
regala, oltretutto, almeno una scena stramitica e superstrepitosa!
Che
diamine, mi è venuta voglia di rileggerlo! Tanto più considerato
che io ho solo la prima edizione, e non quella successiva con i
“contenuti speciali”...
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