Se ti è piaciuto il mio blog


web

venerdì 19 febbraio 2016

Avventure a non finire

LE AVVENTURE DI TOM SAWYER
di Mark Twain


Uno dei romanzi più amati nella mia infanzia, anche perché, lungi dall’indulgere al melodramma o al patetismo, è davvero scanzonato e divertente, con punte di riso autentico e qualche ameno momento brividoso… o persino commovente! E poi per la simpatia del protagonista, Tom Sawyer, un monello astuto e manipolatore, ma fondamentalmente buono, che ne combina di tutti i colori, con irresistibile, sofisticata bricconeria… Come dimenticare, ad esempio, la vicenda dello steccato da dipingere o la partecipazione al suo stesso funerale? E poi c’è la faccenda semi-paurosa del temibile Joe L’indiano, o quella “amorosa” della dolce Becky… per tacere di quando lei e Tom si sono persi nelle caverne…
Insomma, avventure a non finire, ma raccontate non come se ci si rivolgesse a dei mocciosi minorati, ma a chiunque: semplici, ironiche, genuine, incantevoli e magiche, con vari tocchi autobiografici, adatte a tutti i palati e sempre attuali, per quanto legate al tardo 1800…
In realtà ci sarebbe altresì da aprire una lunga parentesi su Huck, l’amico di Tom, un orfano totalmente libero e selvaggio, laddove il nostro eroe, invece, è più “addomesticato”, grazie, anche alla zia Polly, che lo ha adottato e si occupa di lui. Solo che per me Tom era già il massimo, mentre trovavo Huck, da sempre il prediletto di Twain, eccessivamente abbandonato a se stesso (con tutto che, precisiamo, anche lui è un bravo giovincello), tanto che con il seguito ideale del romanzo, “Le avventure di Huckelberry Finn”, mi ero presto arenata. Del resto ero piccula e delicatina, e, forse, se non faticavo ad immedesimarmi con Tom, spesso alle prese con familiari, amici e disavventure scolastiche, la vita di Huck mi appariva troppo distante dalla mia e, a tratti, persino dolorosa, nonostante i toni fossero leggeri. Come si faceva, pensavo allora, a non andare a scuola e a non avere nessun adulto di riferimento? C’era la vedova Douglas, okay, ma… Non mi bastava e non riuscivo a sintonizzarmi con lo spirito del romanzo, finendo con il crucciarmi troppo, anziché sorridere divertita.

Tornando a Tom, invece, mi ero appassionata da subito, complice lo stile “arzillo” di Twain, diretto e sornione, capace di rendere i pensieri di un ragazzino con ariosa freschezza e di sedurre con la sua immediatezza priva di banalità.

Nessun commento:

Posta un commento