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mercoledì 10 febbraio 2016

La biografia di un'universitaria confusa?

MIELE
di Ian McEwan


McEwan mi piace, ma non avevo letto molto di lui (giusto “Espiazione” e “La ballata di Adam Henry”), quindi quando “Miele” mi è capitato tra le mani mi sono detta: perché no?
Solo che in principio, al di là delle promesse della quarta di copertina, non capivo che cosa avessi comprato... La biografia di un'universitaria confusa? Una vicenda di spionaggio? Si parlava di una travolgente storia d'amore... ma quale? Tra chi? Non quella con il vecchio prof, né tanto meno quella tra Serena e Max... Dunque?
Alla fine si chiarifica tutto, e questo è uno di quei casi in cui il “the end”, stupendamente metaletterario (come in “Espiazione”, peraltro, che però, ex post, risulta più incisivo), ti porta a rivalutare ogni cosa, con occhi diversi. E pure un po' a commuoverti, in questo caso. A sentire la forza della situazione e la sua superba contraddittorietà.
E... sì, è bello. E la storia d'amore è stupenda (e io non sono una di quelle che di solito le apprezza, anzi).
Notevole anche lo stile di McEwan, un po' lento, va bene, ma sostenuto da un'eccellente capacità descrittiva e di approfondimento psicologico, con qualche spruzzata (sporadica) di simpatia e di fragilità, che ci induce a perdonargli la circostanza che la trama non parta proprio da subito. In principio, infatti, si affrontano tante pagine di contestualizzazione e di conoscenza della protagonista, che hanno il loro fascino, ma che ci sembrano un po' inconcludenti, un po' fini a se stesse, come se ci si cimentasse un mero esercizio di virtuosismo... fino a che tutto acquista un senso e comprendiamo.
Che queste pagine erano necessarie e che il romanzo è strutturato esattamente come doveva essere.
P.S.

Carine le parentesi letterarie e le discussioni critiche.

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