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giovedì 11 febbraio 2016

Devi patire

Per festeggiare S. Valentino:

SEGRETI SIMIL-LETTERARI PER SUPERARE LA FINE DI UNA STORIA...


PARTE I


Questi segreti non esistono!
La fine di una storia fa male, può essere umiliante e avvilente, e di fatto è una botta di sofferenza totale, spesso inaspettata e sempre difficile da gestire, specie se ti ritrovi l'infame di turno continuamente tra le scatole.
Soluzioni? Nessuna.
Devi patire e goderti tutto il dolore.
Proust ti consolerebbe dicendo: “Vedrai, ti arricchirà”, e probabilmente è pure vero... Ma capisco che mentre ti contorci per il cuore che ti si spacca Proustino-bello non sia di grande conforto e al massimo ti venga voglia di cartellarlo...
Quindi, ecco qualche ameno escamotage (fatto per due parti di allegra caXXoneria, per tre di saggezza – che però va oculatamente interpretata) che, se non risolve, potrebbe perlomeno aiutare:

  • Consiglio mutuato da John Fante: scrivi!
nella prefazione di “Chiedi alla polvere” J. F. spiega che qualunque disgrazia capiti allo scrittore è per lui segreta fonte di gioia perché implica nuovo materiale narrativo.
Un ottimo modo per affrontare la perdita, quindi... è scrivere!
Non sei una scrittrice/scrittore? Che c'entra? Tutti possono scrivere! L'importante è essere sinceri con se stessi, e non si deve per forza confezionare un romanzo: basta buttare i propri sentimenti sulla carta, e poi si vedrà... Possono anche rivelarsi utili in un secondo momento...
Piuttosto, come ci illustrerebbe Pat Conroy, scrivere fa male: il dolore si fa più travolgente, più incontenibile, le parole si mescolano alle lacrime... Ma così lo si affronta, lo si rielabora, e... si supera prima, accelerando i tempi della guarigione, magari riuscendo persino ad esaminarne le cause! Piangere fa bene, è catartico, e se capisci che cosa è andato storto è più facile che tu te ne faccia una ragione, o che comprenda i tuoi sbagli, o quelli dell'altro/a... Oppure, chissà, magari ti rendi conto che hai fatto addirittura un affare, a sbarazzarti del/la tuo/a vecchio/a lui/lei... Oppure... alla fine ti importerà solo di scrivere, perché magari sta venendo fuori davvero qualcosa di buono e il tuo scopo, presto, non sarà più dimenticare/affrontare la perdita, ma realizzare un'opera dell'ingegno!

  • Consiglio dall'eptalogia de “La Torre Nera”: Ricorda il volto di tuo padre
ovvero, ricordati chi sei (una persona valida, piena di doti, risorse e di autostima, che ha il dovere di amarsi e di essere felice, a prescindere da tutto) e come sei usa/o comportarti (bene: senza commettere bassezze e continuando ad avere il rispetto di te stessa/o, in tutti i sensi possibili...)

  • Corollario di Snoopy: Sono troppo io per morire!
Magari adesso, senza di lui/lei, non ti senti completa/o, ma... sbagliato: la/o sei! Ti credi forse un kaiser di ermafrodito (in senso mitologico) che deve trovare la sua metà maschile/femminile? No! Sei unica/o e irripetibile, indi amati e basta a te stessa/o! Anzi, memento: da soli si sta da Dio! Approfittane e divertiti finché resti libera/o! Ho visto delle mie amiche risorgere subito dopo essersi separate dal marito! (Precisazione. Divertiti non vuol dire vai a caccia di pipini/farfalline freschi/e... Divertiti vuol dire: esci con gli amici, trastullati, fai tardi, progetta, crea...)

Domani la seconda e ultima parte

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