ON
WRITING: AUTOBIOGRAFIA DI UN MESTIERE
di Stephen King
Ossia
una sorta di manuale di scrittura creativa… Che però non è solo
questo, ma anche una fucina di aneddoti, ricordi, consigli e preziose
considerazioni personali.
Intanto,
quindi, è da leggere per chi ama King, a prescindere dalle sue
inclinazioni per la scrittura. Infatti il libro ripercorre la vita e
la carriera dell’autore da un punto di vista inedito, permettendoci
di capire meglio sia l’uomo sia lo scrittore, in un percorso
affascinante, ma altresì divertente, se non addirittura spassoso, e
comunque appassionante, fatto di tenacia, dedizione e di coraggio…
Che ha una sua potenza narrativa e che riesce a coinvolgerci come se
fosse un romanzo (e un po’ lo è).
In
quanto al manuale in sé per sé… O beh, non serve a niente,
perché, di fatto, non dice niente di nuovo ad uno che già
scribacchia.
E
al contempo serve a tutto, in quanto ti stimola e ti incoraggia!
In
effetti è lo stesso King a dircelo (e, ricordiamo, King non è solo
uno scrittore, ma anche uno che di corsi di scrittura creativa ne ha
tenuti come docente e frequentati come studente): o sai scrivere e
impari da solo a migliorarti, oppure no. Non è con un corso che
diventi scrittore. Il corso, di per sé, non ti serve ad una cippa.
Ed,
al contempo, ti serve eccome, per un motivo semplice, ma importante:
puoi anche essere un cane, ma comunque vieni preso sul serio e
incentivato.
E,
anche se i miracoli non li fa nessuno, non è cosa da poco.
A
parte ciò, il vero segreto, secondo il Maestro è trovare qualcuno
che creda in te (che può anche essere la tua mamma): ti sosterrà
sempre e tu sarai sempre motivato, così troverai la forza di andare
avanti, qualunque cosa succeda, qualunque critica ti venga rivolta.
Io
su questo non sono molto d’accordo. Sei tu (come sostiene invece
Henry Miller) che devi credere in te, non un terzo, per quanto
fondamentale per la tua vita… O la forza la trovi in te stesso o
non ce l’hai.
Al
di là di ciò, King ci mette a parte della sua esperienza,
insegnandoci qualche “trucco”, anche in fase di correzione, ma,
soprattutto, facendoci capire che non bastano le idee e la stoffa, ma
ci vuole una buona dose di lavoro duro, oltre che di divertimento, di
dedizione, di disciplina, arrivando a compiere dei sacrifici, se
necessario.
Ed,
anche, una solida base di valide letture (interessanti, a questo
proposito, i consigli annessi), cui ci si deve dedicare con costanza.
Così
come costanza richiede la scrittura.
Questo
è un concetto che mi piace molto, specie considerando che, come
King, trovo ridicoli quelli che affermano “ho sempre voluto
scrivere”. Se lo vuoi fare, fallo, kekkaiser. Non stare lì a
dirlo, no, imbecille?! Fallo!
Se
devo essere sincera ho letto questo libro parecchi anni fa, alla sua
prima edizione (ancora Sperling & Kupfer), e non l’ho
rispolverato per la redazione del post, indi è possibile che
trascuri qualcosa… Ma non ho alcun dubbio circa l’opportunità di
consigliarlo, specie adesso che è di nuovo disponibile, recentemente
ristampato da Frassinelli.
Più
che la parte manualistica, l’ho apprezzato come saggio, per le
verità che contiene e in cui – in parte – mi sono rispecchiata…
Come
manuale, tuttavia, può essere utile per uno che “vorrebbe” ma è
timoroso e non osa, perché infonde forza, e tanti spunti di
riflessione.
Personalmente
non sono d’accordo su tutto (il luogo appartato non è
determinante, ad esempio, tanto meno la serenità d’animo, anzi, io
produco meglio e di più se sono angosciata… queste sono questioni
soggettive e non possono assurgere a regola, piuttosto ognuno deve
trovare la sua), ma il confronto mi piace e mi piace esplorare il
metodo di un autore che amo e ammiro.
In
effetti, adesso mi sta venendo voglia di rispolverarlo, “On
writing”…
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