LA
SUORA GIOVANE
di Giovanni Arpino
Vicenda
curiosa, questa, in cui, nella cinerea Torino sul finire del 1950,
Antonio, grigio ragioniere senza gioia (e già impegnato), si
innamora di una suora, giovane, appunto, diciannovenne (lui è sui
quaranta), che non ha (quasi) preso il velo per vocazione, ma per
volere della madre... E, tu guarda, la fanciulla lo ricambia...
Che
accadrà?
Intanto
che Antonio comincia a vivere...
La
trama è interessante, non solo per lo spunto peculiare, ma perché
non è facile prevederne la prosecuzione. E non per via di stramberie
o bislacchi colpi di scena, semplicemente perché le variabili sono
potenzialmente infinite e la trama costruita in modo talmente
autentico da poterle reggere tutte... E già io non mi sarei
aspettata che Serena, la suorina, avrebbe corrisposto i sentimenti di
Antonio...
Un
romanzo (racconto, vista la concisione?) delicato, permeato di
stupore, con tante cose dette e altrettante taciute, che si presenta
in forma di diario e che quindi non ci regala una visione onnisciente
della realtà, ma procede a suon di ipotesi e sottili tentennamenti,
favorendo la suspense, l'attesa e l'immedesimazione, e permettendo
all'autore di approfondire al meglio il carattere del protagonista.
Anche
se... la vera protagonista è lei, la suorina, che conosciamo, in
fondo, di riflesso, ma che è splendidamente delineata... E che, per
giunta, non è, in ultimo, preda, ma cacciatrice. E, più che una
vereconda giovane ingenua, una manipolatrice astuta, con uno scopo
preciso da conseguire...
Ma
non la giudichiamo male: ci piace, la fanciulla. Ha bei modi, per
quanto contorti, e non è priva di purezza o di disarmanti fragilità.
Libro
piacevole e significativo.
Da
segnalare: la potenza dell'amore che rivoluziona tutto, e in
particolare la coscienza di sé e le proprie prospettive, e, in
secondo luogo, lo stile di Arpino, corposo, personale, ma snello e
sintetico.
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