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mercoledì 28 giugno 2017

La forza della pulizia della parola

L'ANALFABETA. RACCONTO AUTOBIOGRAFICO
di Agota Kristof


Sono contenta di aver letto questo racconto in coda agli altri lavori della Kristof perché racchiude la cifra di tutte le sue opere. 
Bello, profondo, essenziale, propugna implicitamente la forza della pulizia della parola, ma è pure una chiave d'accesso al mondo della scrittrice, al suo percorso di donna, di esule e di individuo, che trova il suo paradigma nelle lettere, sia pure in quelle nemiche di una lingua straniera, il francese, che, in principio, la additano come analfabeta, come estranea.
In effetti, ci sono tante cose della sua vita che mi sono particolarmente care, come la “malattia di leggere”, la perdita delle proprie radici, della propria lingua, l'ungherese... L'insegnamento che se vuoi fare la scrittrice devi scrivere, scrivere e basta, anche se non interessa a nessuno.
Le pagine sono poche (51), ma ognuna conta per mille in quanto a forza, tematiche e intensità (libro, perfetto, dunque, per un Club del Libro costituito da pigri, in cui i membri faticano ad affrontare opere voluminose, ma che, tuttavia, sono affamati di spunti e significati).
E troviamo questioni intime e questioni storiche (ad esempio, la morte di Stalin), mai veramente divise, sempre screziate di riverberi e vibrazioni. E così troviamo gli elementi propri della “mitologia kristofiana”: dai gemelli al grande quaderno, al verbo nudo e crudo di cui sono intrise le opere di questa magnifica autrice.
Invero, troviamo altresì la genesi de “La Trilogia della Città di K.” perché, comprendiamo, uno dei due protagonisti (o entrambi) erano lei, Agota.
Un racconto bellissimo, come testimonianza quanto sotto il profilo narrativo.

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