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mercoledì 14 giugno 2017

Un libro denso

PRIMA I BAMBINI
di Toni Morrison


Romanzo brevissimo e complesso, ma dalla prosa vivida e insolitamente vivace, apparentemente caotica, feroce, fatta di “passaggi del testimone” senza schema tra i protagonisti e i comprimari, spesso alternati ad una narrazione più tradizionale, in terza persona. 
Non mi stupisce che l'autrice sia stata insignita del Nobel: al di là dello stile brioso ed essenziale, nudo e crudo, ma mai spoglio e sempre urgente, drammatico eppure ironico, o addirittura cinico, la trama spacca ed è ricca di spunti, alimentata da stravolgimenti, colpi di scena e, soprattutto, preziose dicotomie.
I temi centrali sono due: l'amore e gli abusi sui minori, specchio e contraltare l'uno dell'altro, indagati in modo diretto e indiretto. Veri, ma anche falsi. Comunque tali da inquinare il futuro, ossia il presente odierno.
Non si punta il dito, non c'è retorica, ogni ipotetico fronzolo viene defalcato. Piuttosto si pongono le basi per lo svolgimento di un problema e poi si osserva come si sviluppa, nella sua purezza granitica. Non in modo lineare. Al contrario, tra flashback e considerazioni ex-post, congetture e pentimenti, oltre che attraverso il mutamento frequente e talvolta repentino del punto di vista.
E all'inizio ci sembra una storia intensa, ma già sentita. Poi ci accorgiamo che non è così. Che ci sono peculiarità pazzesche – persino troppo pazzesche, forse, sul piano di coincidenze e specularità – gravide di strascichi, di conseguenze. Che il non detto fa male, come può far male l'amore, anche quello filiale, per incomprensioni o incapacità o assenze, a noi o a terzi. Che una bambina ha bisogno di essere abbracciata dalla mamma e che quando custodiamo segreti inconfessabili è meglio che invece li ammettiamo...    
Sembra tanto, ma non è ancora tutto.
Un libro denso, dunque, sconcertante e molto profondo.
Con uno di quei finali che poi ti costringono a ripercorrerlo da capo, perché la luce è cambiata.

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