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lunedì 5 giugno 2017

Respiriamo Arte

LA LISTA DI LISETTE
di Susan Vreeland


Iniziamo nel 1937 a Rousillon, un paesino della Provenza, ma respiriamo Arte con la maiuscola, conosciamo Chagall e sua moglie Bella – imparado a vederli con uno sguardo nuovo – affrontiamo la Seconda Guerra Mondiale – da casa, ma non senza danni, timori o avventure –, rivediamo la nostra Parigi, ritroviamo i nostri dipinti (quasi tutti) – quadri di gente del calibro di Cezanne e Pissarro, per intendersi – e  ...sopravviviamo coraggiosamente, almeno finché non torniamo a vivere e ad amare, liberandoci dal nostro senso di colpa e dalla rabbia.
E' questo che ho apprezzato soprattutto del romanzo: gli elementi storici, fusi con l'amore per l'arte reinterpretato in modo personale, più emozionale che intellettuale, frammisto alla quotidianità di un tempo. Piena di tensioni, di pericoli, ma anche più a misura d'uomo, più lenta, in cui, per campare, mungi la tua capra, allevi le galline e impari a cucinare il marzapane, seguendo il ritmo della natura e del tuo dolore...
Sono sincera, di Susan Vreeland ho preferito “La passione di Artemisia” per periodo storico, struttura e argomenti.
“La lista di Lisette” è un po' troppo diluita, meno vibrante, non sempre percorsa da sufficiente pathos, con qualche cedimento qua e là (passaggi scontati, a volte stucchevoli, dialoghi banali, una sottile schematicità di fondo, ripetitività). 
Tuttavia, i pregi maggiori riscontrati in Artemisia – e in particolare il rapporto con l'arte e le bellissime descrizioni inerenti ai dipinti – si riscontrano anche qui. E Lisette, per quanto volutamente assai più ordinaria rispetto all'artista romana, è comunque una protagonista che suscita affetto e tenerezza e che ci piacerebbe avere come amica.
L'ambientazione provenzale, inoltre, è deliziosa, anche attraverso gli occhi di una parisienne, buona l'atmosfera e la puntualità della scansione temporale, che permette ampi respiri tra uno stato d'animo e l'altro.
Affascinante altresì il tema del lutto, e come viene a poco a poco superato. Con calma, senza fretta, ma anche senza autocommiserarsi. Con giusto quella punta di rabbia che è necessaria.
In ultimo, è assai mirabile molto la figura di Bernard, realistica e tridimensionale, benché in principio si presenti quasi come un triste stereotipo. Non lo è. Anzi, è il personaggio più interessante del libro. 
Consigliato alle anime romantiche dotate di buon gusto e di tenacia.

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