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martedì 6 giugno 2017

Una fluidità perfetta

THE PRIVATE EYE
di Brian K. Vaughan, Marcos Martin, Muntsa Vicente


A parte il formato orizzontale – che adoro e che permette spaziature anticonvenzionali e ariose – la trama è una gioia di elementi che si incastrano: azione, colpi di scena, riflessioni e futuro distopico che fa rima con critica ai Social Media.
Il coinvolgimento è immediato ed è relativo alla vicenda (che sa di rivolta, di noir e di complotto), come al mondo in cui ci muoviamo e alla sua rappresentazione, originale, fantasiosa e stuzzicante.
Internet è fuorilegge da che, in un non meglio precisato passato, a seguito dell'esplosione del cloud, ogni dato sensibile è divenuto pubblico rovinando un sacco di gente. Il risultato è che ora la privacy viene tutelata sino alla paranoia e, per cercare di essere se stessi, si indossano – letteralmente – nuove identità, chiamate avatar. Costumi, in sostanza, e più se ne hanno meglio è, perché ad ognuno è abbinato un lato della nostra personalità. E' quindi normale vedere in giro per Los Angeles fanciulle vestite da vespe, uomini con il sembiante da vampiro, donne con un ologramma al posto del volto o in tuta spaziale.
Ed è un piacere osservare le tavole, valorizzate da splendide tinte pastello, magari prestando attenzione a che cosa avviene in secondo piano o sullo sfondo, per vedere che cosa si è inventato il disegnatore. 
A parte ciò, il ritmo è eccellente, di una fluidità perfetta, i protagonisti affiatati e gli scambi di battute – uno dei tipici punti forti di Vaughan – incalzanti. 
Una graphic novel strepitosa, a metà tra fantascienza e noir – di cui però ci si diverte a sovvertire i canoni –, godibile, accessibile, ma sorprendente e imprevedibile... 
Per chi cerca puro intrattenimento, come per chi pretende qualcosa di più.

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