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giovedì 29 giugno 2017

Oggi vittima, domani carnefice

HOMBRE
di Antonio Segura e José Ortiz


Affrontiamo un domani post Apocalisse in cui l'umanità è divenuta bestiale, violenta, derelitta, nel corpo e ancor più nello spirito; senza valori, salvo la sopraffazione del più debole in nome della sopravvivenza (e se ti viene nostalgia del vecchio mondo e vuoi festeggiare il Natale, decori un albero secco con lampadine e impiccati). 
Nessuno viene risparmiato, né le vecchiette né i bambini, la domanda più frequente è: “che cosa siamo diventati?”. E chi oggi è vittima, domani sarà carnefice, oppure cadavere. Se hai un cane te lo mangi, non importa quanto gli sei affezionato, la fame è più forte, se no speri di ripiegare su un ratto... o sulla tua stessa madre. La filosofia di base è questa, e viene più volte invocata: “tutto è concesso, perché tutto è andato a rotoli” (e sono pure finiti i reggiseni, dato che nessuna donna li usa).
Hombre, il protagonista, una sorta di consumato pistolero dai modi spicci, dichiara di adeguarsi a questo sistema di vita. Ma non è proprio così, non sempre, e anzi lungo il percorso si addolcisce. 
Ci prova a fare il duro, tutto sommato lo è, e spesso si atteggia e si comporta da cinico, ruvido e disincantato, arrivando a rifiutare l'amore quando gli capita. Ma più lo conosciamo, più abbiamo l'impressione che voglia convincersi di essere così, che reciti una parte, ma senza riuscire a sintonizzarvisi del tutto. 
Suo malgrado in lui albergano ancora compassione e senso di giustizia, seppur un po' distorte, e spesso le sue azioni finiscono col contraddire la sua morale autoconservativa. Predica il disinteresse, si autocompiace per il suo pragmatismo (rectius egoismo) e poi sceglie di complicarsi l'esistenza aiutando il prossimo, anche quando quelli che lo hanno criticato, riempiendosi la bocca di buone intenzioni, si arrendono... Del resto, per quanto eroici, di solito gli sforzi di Hombre non portano al risultato sperato. La morale dell'opera, infatti, tende all'amarezza e allo sconforto: se incappiamo in speranza, bontà e fiducia, quasi certamente sono destinate a naufragare, a venir vanificate, o sono da considerarsi alla stregua di ingenui vaneggiamenti. Ugualmente la tensione verso gli ideali positivi permane e ogni tanto fa capolino, rendendo gli epiloghi ancora più cocenti e dolorosi. L'happy end viene negato anche quando dista appena un soffio, un po' per realismo, un po' perché... ammettiamolo, dal punto di vista narrativo, è più bello così.
Fumetto intenso, aspro, fatto di solitudini, di desolazioni e di tragedia... che però è routinaria e come tale viene continuamente minimizzata.  
Superba (seppur pesantissima, presumo a causa dell'ottima qualità della carta) l'edizione integrale della Panini Comics, con tanto di segnalibro, in cui le magnifiche tavole di Ortiz, specie quelle a colori, trovano la giusta valorizzazione.

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