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venerdì 17 novembre 2017

Grace vs Grace

L'ALTRA GRACE


Miniserie televisiva tratta dall'omonimo romanzo di Margaret Atwood (che mi aspetta sul comodino, insieme ad altri 37 libri, che devo iniziare quanto prima), e che, quindi, non potevo trascurare visto quanto ho apprezzato lo stupendo “The Handmaid's Tale”, sempre tratto da un suo romanzo (che sto leggendo proprio ora). 
Non si tratta però di un'altra variazione sul tema, a dispetto del femminismo di fondo: anziché nel futuro, siamo nel passato (fine 1800) e, anziché una vittima, seguiamo una carnefice. Forse...
Il punto è proprio questo: Grace Marks, giovane domestica condannata per un delitto efferrato, è colpevole o innocente? Chiamato a scoprirlo a distanza di quindici anni è il bel Dottor Jordan, uno psicologo che interrogherà Grace per giorni, subendone il fascino. Cosa che, peraltro, capita a tutti gli uomini che le stanno intorno...
Ispirata ad una storia vera, la trama si dipana attraverso una drammatica quanto coinvolgente ricostruzione storica, fra brutalità, abusi e piccoli conforti, senza negarci, però, una, pur variamente interpretabile, suggestione soprannaturale.
L'elemento di maggior pregio, tuttavia, è proprio lei, Grace (Sarah Gadon), che in principio ci apparirà perentoria e irreprensibile, fin troppo istruita e intelligente per la sua condizione sociale, concreta e tranquilla, ma che presto acquisirà nuove sfumature che ci condurranno  in altre direzioni. 
La storia, che alterna passato e presente, detto e sottinteso, ci avvince da subito, incuriosendoci, sia in nome della verità, che desideriamo dipanare, sia perché  semplicemente, veniamo rapiti dalla protagonista e dalla sua apparente fermezza.
In ultimo, non verremo delusi, anche se non otterremo una risposta chiara e lapalissiana, essendo la fine suscettibile di almeno due interpretazioni. Sebbene...
Ma non svelo di più.
Dico solo che, per quanto la vicenda non sia feroce e innovativa come “Il Racconto dell'Ancella”, per quanto troppi elementi siano prevedibili, a dispetto di tutto, è proprio la vaghezza indistinta di tanti passaggi a risultare magnetica. Oltre, ovviamente, alla sfuggente Grace.

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