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martedì 21 novembre 2017

Un mondo fatto di nostalgia

PLAYER ONE
di Ernest Cline


Romanzo nerd per eccellenza, ricco di citazioni, strizzate d'occhio e discussioni stimolanti, dedicato, in particolare, a chi ha vissuto gli anni 80 (Star Wars, I Goonies, Blade Runner, Indiana Jones, Ladyhawke)...
In realtà, a farla da padrone sono soprattutto i videogiochi, ma anche chi, come me, li ha sempre più o meno schifati, non potrà che divertirsi a crepapelle.
L'opera, infatti, non si limita ad un appassionato elenco di ammiccamenti, ma è imperniata su una trama incalzante e piena di cuore, assai meno schematica – nonostante il dichiarato incedere videoludico – che ci si potrebbe aspettare, che degli anni 80 cattura in primo luogo l'atmosfera. Lo stile è semplice, ma coinvolgente, e, unito a personaggi carismatici, prove da superare, fortuna e gloria, costituisce spesso un linimento per l'anima per il lettore afflitto dalla quotidianità, risucchiandolo, letteralmente, in un altro mondo fatto di nostalgia e immaginazione, ma pure di emozioni intense, tensione, brama di riscatto, sense of wonder e avventura, oltre a preziosi valori morali, quali solidarietà e amicizia.
Allo stesso tempo, attenendo la narrazione ad un futuro distopico e quanto mai disastrato, il libro ci porta inevitabilmente a riflettere su un'infinità di questioni importanti e attuali, fungendo da monito, ma senza opprimerci o abbatterci, anzi, invitandoci alla positività.
La faccenda preponderante riguarda, ovviamente, il mondo online e la potenza devastante delle sue implicazioni: da una parte, infatti, una vita sotto forma di avatar virtuale permette di essere pura personalità, consentendo ai fruitori di andare oltre le limitazioni imposte da aspetto fisico, sesso, età e via dicendo, senza impedire di stringere legami autentici. Dall'altra, nonostante tutto, il romanzo tiene sempre un occhio puntato sulla realtà, mettendo in guardia dai pericoli dell'alienazione.
Ad essere onesta, però... ecco, Player One mi è davvero piaciuto parecchio e senz'altro è uno dei libri migliori letti quest'anno, ma avrei gradito una fine meno politicamente corretta e più coraggiosa, di rottura e controcorrente. Per intenderci, un po' alla “Life on Mars”. 
Certo, però, in questo caso è assai più educativo.

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