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venerdì 10 novembre 2017

L'arte che non decolla

LA DAMA E L'UNICORNO
di Tracy Chevalier


Apprezzo i romanzi che mescolano arte, storia e letteratura, colmando i buchi, fantasticando, ma in modo plausibile, che un po' incuriosisce e un po' insegna, tracciando, in parallelo, la vicenda di personaggi più o meno inventati.
“La Dama e l'Unicorno”, pur non essendo fra i migliori della Chevalier, non fa eccezione, e per quanto non faccia vibrare le corde del mio essere, costituisce comunque una lettura piacevole, erudendoci, altresì, su un tema ancora poco esplorato in questo genere di narrativa, ossia il ciclo di arazzi fiamminghi che, appunto, dà il titolo al libro.
Siamo, dunque, nel 1490 a Parigi.
Di interessante, oltre all'arte, c'è il moltiplicarsi dei punti di vista che qui coinvolgono più personaggi, non solo quello di Nicolas des Innocents – l'ideatore principale degli arazzi, nella ricostruzione dell'autrice – o della bella dama ritratta con l'unicorno – figlia del committente, Jean Le Viste – ma pure di altri soggetti, portatori di ruoli diversificati e complementari, che paiono, di volta in volta, “passarsi il testimone”, alternandosi nel sommare tasselli.
La scrittura della Chevalier è, come sempre, meditata e gradevole, impreziosita da vibrazioni e risonanze, la quotidianità dell'epoca descritta alla perfezione, e dà un'impressione di vitalità, di autenticità, tuttavia, la trama del romanzo, per quanto condita con scandali, passioni, e problematiche familiari, non spiega le ali, non decolla mai. Sembra sempre sul punto di, ma... niente, non ce la fa.
E' gradevole, certo, ma non ti permette di perderti in essa, non assorbe la tua realtà intessendone per te una nuova. Tu resti sempre ai margini, a spiare. Ed è affascinante, istruttivo, ma tu ti ricordi sempre di essere lì. E, quando vuoi, non hai alcuna difficoltà ad interromperti e dedicarti ad altro.

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