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mercoledì 1 novembre 2017

Una casa che non esiste

I CUSTODI DI SLADE HOUSE
di David Mitchell


Un romanzo a racconti, per la precisione, horror vecchio stile, con qualcosa a metà tra demoni, vampiri e fantasmi, ma che si iscrive benissimo nel novero delle Ghost Stories. 
Di nove anni in nove anni, infatti, vediamo che accade a Slade House. Una casa che non esiste. E i cui ospiti spariscono misteriosamente, divorati.
Rispetto agli altri romanzi che ho letto di Mitchell, meno complesso, più lineare, fluido e immediato. Meno originale, forse, ma ben lungi dalla banalità, cattura e mantiene viva l’attenzione del lettore, e si diverte a sorprenderlo e spiazzarlo, ingannandolo ogni volta, per quanto stia sull’attenti, in attesa, appunto, di una trappola. Che puntualmente arriva, ma mai allo stesso modo.
Il rischio insito nel romanzo avrebbe, al più, potuto essere la ripetitività, visto il ciclo dei nove anni, ma Mitchell non ci casca, e di volta in volta crea collegamenti, corrispondenze tra i personaggi, specifica nuovi dettagli e moltiplica i punti di vista, precipitandoci, di fatto, anche questa volta, in un rutilante caleidoscopio di situazioni,  pensieri e approfondimenti psicologici, seppur costruito in modo diverso dal solito.
La prosa è squisita, corroborata da un linguaggio corposo e liquido, molto curato, il montaggio eccelso. 
E anche se, stringi stringi, alla fine l’opera, forse, non arricchisce il lettore a livello intellettuale od emotivo, di sicuro lo seduce, lo incanta e gli infligge una discreta sequela di scosse elettriche.
Se fa paura?
Strictu sensu no, specie per un pubblico ormai aduso a qualunque orrore.
Più sottilmente sì, nella misura, stupenda, in cui ammalia e disorienta.

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