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lunedì 23 aprile 2018

Cibo sacro per la Bestia

SPLIT
di M. Night Shyamalan
(2016)


Un uomo, 23 personalità. 
Tre ragazze rapite e chiamate “cibo sacro” in attesa che arrivi la 24ma, la Bestia.
Adoro Shyamalan, ma io questo film non lo volevo vedere. 
Mi è bastato il trailer per trasmettermi disagio, mentre la visione mi ha angosciata sin dai credits iniziali. Il taglio delle inquadrature, i primi piani insistiti e la recitazione impeccabile di James McAvoy hanno peggiorato di gran lunga le cose. Lui, in particolare, nel multiruolo delle 23 identità + 1, che manco Tatiana Maslany in Orphan Black, è pazzesco ai massimi gradi. Gli basterebbero gli occhi per incantarci, invece, da vero trasformista, usa tutto, il corpo, il respiro, come le espressioni facciali. 
Il montaggio è dinamico, alterna flashback e sedute psicanalitiche alle scene con i protagonisti principali. All'inizio ci sembra che sedute e ricordi ci concedano una pausa dal nervosismo perenne che ci consuma, invece nascondono altre inquietudini, oltre a meccanismi narrativi che presto si fanno evidenti. 
Basta un fiore fra i capelli per preoccuparci.  
Ma non ci si annoia un attimo, la tensione non cala mai del tutto. 
Già dalle prime scene è lapalissiano chi si salverà e chi no, ma non possiamo rinunciare a sperare e patiamo ogni istante, in più la sorpresa finale dal gusto citazionistico ci delizia, perché proprio non ce la aspettavamo. 
Peraltro, se ci si riesce a svincolare da questo stato di perenne ansia, si avvertono gli abissi dell'anima e si viene colti da un malessere diverso, atavico, primordiale. 
Che ci fa pensare che l'orrore sia sempre in agguato, non dietro, ma dentro di noi. 
L'origine delle personalità, il loro emergere, il rapporto fra loro e le Regole della Mente, esposte durante le sedute, ci sconcertano, specie quando ci appaiono criptiche e ci lasciano intravedere altro. L'Orda. Che quasi ci suggerisce una possessione demoniaca. E ogni volta che McAvoy compie un gesto ci fa presagire qualcosa di più atroce che sta per arrivare. 
La verità è che, dato il contesto, le identità sono tutte terrorizzanti, persino quelle  non cattive, ma ciascuna con un grado di perversità differente. 
Davvero, questo film non lo volevo vedere.
Ma adoro Shyamalan. 
Con tutte le mie personalità.

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