RESTA DOVE SEI E POI VAI
di John Boyne
Speravo bissasse la sconcertante meraviglia de “Il Bambino con il Pigiama a Righe”, ma non ci riesce.
Utilizza la medesima formula e la ribalta in tutte le sue possibili accezioni: conserva la soggettiva in terza persona di un ragazzino, Alfie, nove anni, ma questa volta lo trasferisce dalla Seconda alla Prima Guerra Mondiale, dalla Germania all'Inghilterra, utilizzando di nuovo un linguaggio semplice, dai contorni fiabeschi, per narrare questioni gravi, irte di sofferenza, di ingiustizia, oltre che cariche di Storia.
Tuttavia, non riesce a replicare la magia della trama di Bruno (e, tutto sommato, gli ho preferito pure “Il Palazzo degli Incontri”).
Nell'insieme è un romanzo piacevole, garbato, discreto, adatto soprattutto ai lettori più giovani, ma è privo di quel quid pluris che contraddistingue il capolavoro.
A tratti risulta stucchevole, a tratti pedante. I colpi di scena, inoltre, non sono così potenti e tragici come nel libro più noto di Boyne e il lettore riesce sempre ad anticiparli di parecchio. Per giunta, la vicenda non è molto incalzante, benché non arrivi ad annoiare, e in certi passaggi pare mancare un po' di sostanza.
Eppure non si può dire che ci sia poca carne al fuoco: tra la guerra, la questione dell'isola di Man, i richiami storici e medici...
Questi ultimi, senza fare spoiler, sono il connotato più originale e interessante del volume, insieme al tema degli obiettori di coscienza, tanto che Joe, per quanto mi riguarda, è il personaggio che di gran lunga prediligo.
Anche il titolo, che di primo acchito può sembrare bruttino, ha il suo perché, e deriva da una canzone popolare tra i soldati britannici, come ci viene spiegato in coda al romanzo.
Ad ogni modo, auspico di avere maggior fortuna con “Il Bambino in Cima alla Montagna”.
Sia come sia, l'intenzione è quella di leggere tutte le opere di Boyne.
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