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martedì 15 marzo 2016

Un dannato genio

LA LUNA E SEI SOLDI
di William Somerset Maugham


Devo dipingere.
Così Strickland giustifica qualunque cosa. A partire dall'abbandono, tra il lusco e il brusco, di moglie e figli che dipendono lui, del lavoro, della propria casa, nome e rispettabilità. Si vocifera sia per una donna, per un'amante... Ma no. Strickland fugge a Parigi esclusivamente per dipingere, vivendo ai limiti della povertà senza curarsi pressoché di nient'altro, né della contingenza, né dell'essere. La pittura, solo questo conta.
Come si può non ammirare e invidiare uno così? Uno tormentato a tal punto dal suo demone esigente e imperativo da diventare così libero e assoluto, fino all'amoralità più totale?
Io lo amo.
E lo odio anche. Perché Strickland è insopportabile, ingrato, irresponsabile e ai limiti della sociopatia. Ma un genio, pure. Un dannato genio.
E il bello è che, con un carattere così, lo adorerei anche se non lo fosse, perché, in fondo, mi basta la cieca dedizione. (Sebbene, ne sia conscia, probabilmente il vero segreto per amare costui è non conoscerlo di persona).
La cosa pazzesca è che Strickland (ma non me ne sono accorta subito, a dispetto della copertina che mi ci sbatte un suo autoritratto) è sostanzialmente Paul Gauguin in versione romanzata. Con un po' di differenze, magari (c'è Tahiti, ma non Van Gogh, ad esempio...), ma sostanzialmente irrilevanti.
Il romanzo è meraviglioso.
Per il protagonista, fatto di contraddizioni e graffi, per “l'apertura” che introduce la narrazione alla lontana, stuzzicando la nostra curiosità, e per la prosa squisita dell'autore, elegante, precisa, ma sorniona («Se fosse morto?»/ «Non è il tipo» risposi) e potente, specie per quanto concerne le descrizioni psicologiche prima di Strickland e poi di Stroeve, il buffo e buon omettino, pittore fallito (perfetto contraltare del protagonista), che per primo ne intuisce l'anomalo talento: straordinaria davvero la capacità di Somerset Maugham di penetrarne ogni accento. E poi, sì, per le dissertazioni sull'arte, per le descrizioni dei dipinti, per l'estetica, per la passione che ci viene mostrata...
E pure la storia mi piace. Tutta. Poco importa che sia semi-biografica: è scritta come un romanzo e piena di sorprese. Che non servono nemmeno, in realtà, perché basta lui, Strickland, per motivarci, almeno se visto attraverso l'occhio critico e sensibile (e sardonico) del narratore, diviso tra elogio e disprezzo, un giovane scrittore (lui? Somerset Maugham?) incaricato, in principio, di convincere l'uomo in fuga a tornare da sua moglie...

Da farti vibrare l'anima.

2 commenti:

  1. Però sei strana: secondo me Strickland è odioso come pochi! Consiglio: leggi il velo dipinto...

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  2. Già letto e già recensito ;)... No, io amo Strickland. Il punto, probabilmente, è che vorrei essere come lui. Mollare tutto e fare solo quello che devo, secondo i miei parametri. Ossia scrivere. Ma non potrei mai abbandonare MPM... è anche il Mio Perfido Editore! ;)

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