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martedì 1 marzo 2016

Un film perfetto

IL SOSPETTO
di Thomas Vinterberg
(2012)


Preparatevi a soffrire.
Questo è uno di quei film che straziano le viscere, per il dolore e per la rabbia, che tendono le corde dell'animo umano fin quasi a spezzarlo, poco importa che si sia semplici spettatori: l'immedesimazione è totale e si vorrebbe una mitraglietta per andare a falcidiare tutti.
L'argomento è la pedofilia, solo che, a differenza dei personaggi di contorno, noi non abbiamo alcun sospetto nei confronti del protagonista ed infatti conosciamo la verità (e il modo subdolo in cui a poco a poco viene distorta): Lucas, un maestro d'asilo buono e triste, è innocente, vittima di una bambinetta innamorata di lui, ma soprattutto della stupidità e della piccineria dei suoi compaesani, che quasi desiderano che l'accusa sia fondata e contribuiscono ad alimentarla.
Intendiamoci, però, Lucas non è la classica vittima predestinata: è un uomo bello e virile (l'interprete, Mads Mikkelsen, è il conturbante Le Chiffre di “Casino Royale”, solo più figo), con tanti amici e molti interessi... Il problema è che, quando il sospetto si abbatte su di lui, cambia tutto, anche se giuridicamente viene scagionato in fretta...
Il paesino in cui abita, però, non perdona e il clima, scosso da un continuo, inesorabile crescendo, è quello della caccia alle streghe... Anzi, alla strega, e alla sua sistematica persecuzione. Ma Lucas non è il tipo d'uomo che può accettare passivamente...
Un film perfetto, con un finale stratosferico (a cui però io avrei dato una sfumatura più sottile), e tanti momenti topici (il supermercato, la Chiesa...), che ti restano impressi per sempre, fatti non solo di odio, violenza, scetticismo e tradimento, ma anche d'amore, di amicizia, di grande tenerezza (magnifico il figlio di Lucas, per quanto sia solo un ragazzino)... Sorretti non tanto dalle parole, quanto dagli sguardi e dalle vibrazioni del silenzio.
Bella la trama e la sua costruzione, grandi gli interpreti (e i personaggi, ricchi di ombre e sfaccettature, caratterizzati ad arte, nessuno escluso, compresa l'orribile moglie che sentiamo soltanto al telefono), ma soprattutto totali il coinvolgimento e l'empatia che pervadono lo spettatore, fino a devastarlo. Io ad un certo punto non ho più retto e ho dovuto cercare la fine... Non faccio spoiler. Dico solo che... l'ho adorata e se non mi ha dato la pace, comunque mi ha ristorata e mi è andata bene così, laddove ero convinta che nulla mi sarebbe parso adeguato.
E' vero, non è quello che pensavo di desiderare (Liam Neeson che salta fuori con un bazooka e ammazza tutti, inclusa la mocciosetta bugiarda... Non mi importa se fondamentalmente è innocente pure lei, in quanto strumentalizzata dalla squallida, miopia degli adulti, e straordinariamente fragile e graziosa: nessuna pietà, deve crepare, la maledetta. E' una questione di contrappasso)... No, il delirio di rivalsa non c'entra proprio nulla, in effetti... Trattasi di una sorta di fine tripartita, scandita in tre momenti altissimi, che paiono crescere, ma fanno crescere te, lo spettatore... Come persona, come essere senziente detentore di valori, principi e sentimenti, facendoti percepire la profondità della sacralità umana, e restituendoti un po' di quello che ti è stato portato via durante la visione. E ciò attraverso un mezzo più forte della vendetta, più grande, più buono, più imperativo.
Ma al contempo la chiusura, fulminea e incisiva, non ti consente di trascurare le bassezze proprie dell'uomo, o il fardello che certuni, incolpevoli, sono costretti a sopportare, e ti rammenta, impietosa, che ci saranno sempre un prima e un dopo, in seguito a certi fatti, e che le favole non sono di questo mondo.

Eccezionale (e disponibile su Netflix).

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