LARGO!
LARGO!
di Harry Harrison
Romanzo
stupendo, classico senza tempo, scritto con una scorrevolezza fuori
dall'ordinario in cui ogni parola è soppesata con cura, eppure è
semplice e “sa di pane”... e che, tuttavia, mi ha lasciata
perplessa... Sì, perché le differenze rispetto a “2022: i
sopravvissuti”, il film di Richard Fleisher del 1973, con Charlton
Heston, se ne discosta in modo marchiano! E non solo per questioni
marginali (il suicidio assistito, ad esempio), ma anche per il finale
(!!!) e, soprattutto, per la faccenda del Soylent Verde (che in
gioventù, quando avevo visto la pellicola la prima volta, mi aveva
scioccata e deliziata)!!! Non che nel libro le persone non ne
mangino... ma non viene rivelato nulla in proposito alle sue origini!
Che diamine!
E
quindi?
E
quindi, anche se lì per lì ci sono rimasta un po' malicchio, fare
il confronto con il romanzo è stato incredibilmente interessante...
Il film è più crudo, disumanizzante e spietato, e, se pure, benché
in modo diverso, nessuno dei due lasci speranza al fruitore, la
realtà del film è decisamente più inesorabile e drammatica.
Persino i personaggi appaiono più spietati in “2022” (in
originale “Soylent Green”), più cinici, più disillusi...
L'elemento
più affascinante, per quanto mi riguarda, è comunque il futuro
distopico immaginato dall'autore (che, nelle sue linee guida, nel
film è lo stesso, ma ulteriormente esasperato): siamo nel 1999, la
sovrappopolazione sta mettendo il mondo in ginocchio. Le risorse
alimentari, in particolare, sono quasi finite e, per nutrirsi, ci si
deve accontentare di biscotti di alghe o di plancton rielaborato, che
ad ogni modo bastano a mala pena... Se proprio si è fortunati si può
trovare un topo, se invece si è ricchi e privilegiati, è possibile
acquistare succulento cosciotto di cane...
E
poi c'è il caldo... L'inverno non sta arrivando, la temperatura è
alta e l'acqua poca, soggetta a razionamenti... Ed è solo
all'inizio: più ci addentriamo nella vita quotidiana, più il quadro
si fa desolante, sottolineando ingiustizie, storture e abiezioni (ad
esempio, riguardo alla crisi degli alloggi). Questo il contorno. La
storia, invece, ruota attorno ad un omicidio (e anche qui le
differenze rispetto al film sono molteplici, sia per quanto riguarda
la vittima che le implicazioni della sua morte), di cui non ci
importa tanto trovare il colpevole (sappiamo già chi è), quanto
seguire le conseguenze che innesca, persino a livello
“sentimentale”...
Capolavoro!
Ma da “integrare” successivamente con il film!!!
P.S.
Ancora
un grazie a Mario che mi ha permesso di leggerlo!
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