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mercoledì 29 giugno 2016

Appassionante e disturbante

THE HATEFUL EIGHT
di Quentin Tarantino
(2015)


Che succede se si costringono otto personaggi, assai caratterizzati, carismatici e piacevolmente odiosi, sia pur in modo differente, nella stessa locanda a causa di un'imprevista bufera di neve?
Se siamo in un western di Tarantino, succede che fioccano spari, dialoghi ed esplosioni di sangue, tanto più che non tutti sono chi dicono di essere e molte delle cose che ci vengono rappresentate non corrispondono esattamente a verità...
Per il resto, solita struttura a capitoli del nostro sociopatico preferito, sostenuta da un eccellente montaggio portatore sano di misteri. La pellicola è lunga, ma non stancante, sebbene restiamo sempre nella stessa stanza, ma non ci pare di essere a teatro, nemmeno per un istante, perché le inquadrature non ce lo consentono... Per tacere del fatto che capita sempre qualcosa, e non sempre accade in primo piano! La trama, poi, incuriosisce con i suoi ammiccamenti al giallo e al thriller, mentre l'orrore cresce a poco a poco, diventando sempre più truculento. La tensione è perenne, ingigantita dalla paranoia, ma frammista ad ironia e a molti momenti topici. Odiamo tutti – persone pessime – e un poco li amiamo (ma è Samuel L. Jackson che ci resta nel cuore), inoltre torniamo, dopo Django Unchained, benché velocemente, sul tema del razzismo, e andiamo incontro ad un bel numero di colpi di scena stordenti e repentini. La maggior parte di essi, invero, è prevedibile, ma se ci arriviamo è anche perché in qualche modo il Regista vuole che lo facciamo, disseminando indizi, e portandoci a soffermarci su di essi, sovente aumentando il nostro senso di claustrofobia.
Ed è incredibile pensare a quante risonanze possono celarsi in una caramella nascosta tra gli interstizi del pavimento...
Un film gradevole, appassionante e disturbante, che ci piace sia come congegno emotivo, sebbene un po' lo patiamo, sia come meccanismo mentale, per come ci stuzzica e conduce alla verità...
L'ho apprezzato meno di “Django Unchained” (ma una seconda visione di entrambi... non so, forse potrebbe cambiare le carte in tavola), magari per via dell'andamento iniziale, un poco schematico, o a causa della fine senza redenzione...
Ma in effetti non è che ne volessi una differente.
Da vedere.
Rivedere.
Meditare.

Come ogni geniale tarantinata.

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