Se ti è piaciuto il mio blog


web

martedì 28 giugno 2016

Il sapore della libertà

IL RICHIAMO DELLA FORESTA
di Jack London


Lo avevo letto in prima Media e mi aveva fatto sentire, per la prima volta e in modo intenso e selvaggio, il sapore pieno e inebriante della libertà.
A cui però non si può arrivare in un istante, ma solo dopo un lungo e pericoloso percorso di formazione e crescita personale, in cui ogni giorno perdi qualcosa e lo sostituisci con qualcosa d'altro, di più prezioso, di più vicino alla tua essenza...
Ce lo insegna Buck, il protagonista, un bel cane possente, un incrocio tra un lupo e un San Bernardo, che vede sconvolta la propria esistenza quando, rapito e venduto, è costretto a cambiare più volte padrone, scontrandosi con la crudeltà del mondo umano fuori delle mura domestiche.
Abituato ad una vita pigra e agiata, si ritroverà così ad affrontare fatica, botte e privazioni, imparando a combattere e a farsi rispettare, tra mille sfide e peripezie, per poi conoscere, finalmente, che cosa significa affezionarsi davvero al proprio padrone (che non è uno che ti vizia e ti coccola, ma che quasi ti tratta da amico – che diamine, l'ho amato persino io, John Thornton – ) per comprendere, in ultimo, che in fondo, nonostante tutto, stai meglio senza umani, inclusi quelli buoni, che ti rispettano.
Non per ingratitudine, il tuo amore dura per sempre, ma perché la tua natura intima e profonda non prevede che tu debba rispondere ad un padrone. E' primordiale. E' imperativo. E' perentorio. E alla fine lo capisci e vinci ogni condizionamento imposto dall'educazione: tu appartieni a te stesso... e quindi alla foresta. Fredda, innevata, ostile. Ma incontaminata e bellissima.
Avevo undici anni quando l'ho letto e all'inizio ero sconvolta, era tutto così crudo e precario, privo di punti di riferimento: speravo che Buck tornasse presto dal suo proprietario originale, il Giudice Miller, e potesse riprendere a stendersi davanti al camino a riscaldarsi, come avrebbe dovuto essere...
Credevo che questa sarebbe stata la fine.
E sarebbe stata brutta, anche se in principio non mi sembrava.
Per fortuna, per quanto sia comunque adattissimo all'infanzia, “Il richiamo della foresta” non è uno scontato romanzo per bambini, quanto piuttosto un classico per ogni età denso di valori universali e narrato con semplicità e scorrevolezza, lontano da banalità e buonismi, per cui va fiero in un'altra direzione. Meno ovattata, meno ovvia, ma più vera.

Sconfinato.

Nessun commento:

Posta un commento