IL
RICHIAMO DELLA FORESTA
di Jack London
Lo
avevo letto in prima Media e mi aveva fatto sentire, per la prima
volta e in modo intenso e selvaggio, il sapore pieno e inebriante
della libertà.
A
cui però non si può arrivare in un istante, ma solo dopo un lungo e
pericoloso percorso di formazione e crescita personale, in cui ogni
giorno perdi qualcosa e lo sostituisci con qualcosa d'altro, di più
prezioso, di più vicino alla tua essenza...
Ce
lo insegna Buck, il protagonista, un bel cane possente, un incrocio
tra un lupo e un San Bernardo, che vede sconvolta la propria
esistenza quando, rapito e venduto, è costretto a cambiare più
volte padrone, scontrandosi con la crudeltà del mondo umano fuori
delle mura domestiche.
Abituato
ad una vita pigra e agiata, si ritroverà così ad affrontare fatica,
botte e privazioni, imparando a combattere e a farsi rispettare, tra
mille sfide e peripezie, per poi conoscere, finalmente, che cosa
significa affezionarsi davvero al proprio padrone (che non è uno che
ti vizia e ti coccola, ma che quasi ti tratta da amico – che
diamine, l'ho amato persino io, John Thornton – ) per comprendere,
in ultimo, che in fondo, nonostante tutto, stai meglio senza umani,
inclusi quelli buoni, che ti rispettano.
Non
per ingratitudine, il tuo amore dura per sempre, ma perché la tua
natura intima e profonda non prevede che tu debba rispondere ad un
padrone. E' primordiale. E' imperativo. E' perentorio. E alla fine lo
capisci e vinci ogni condizionamento imposto dall'educazione: tu
appartieni a te stesso... e quindi alla foresta. Fredda, innevata,
ostile. Ma incontaminata e bellissima.
Avevo
undici anni quando l'ho letto e all'inizio ero sconvolta, era tutto
così crudo e precario, privo di punti di riferimento: speravo che
Buck tornasse presto dal suo proprietario originale, il Giudice
Miller, e potesse riprendere a stendersi davanti al camino a
riscaldarsi, come avrebbe dovuto essere...
Credevo
che questa sarebbe stata la fine.
E
sarebbe stata brutta, anche se in principio non mi sembrava.
Per
fortuna, per quanto sia comunque adattissimo all'infanzia, “Il
richiamo della foresta” non è uno scontato romanzo per bambini,
quanto piuttosto un classico per ogni età denso di valori universali
e narrato con semplicità e scorrevolezza, lontano da banalità e
buonismi, per cui va fiero in un'altra direzione. Meno ovattata, meno
ovvia, ma più vera.
Sconfinato.
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