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venerdì 3 giugno 2016

Malasanità 3

SCIOPERO!!!


Alludo a quello dello scorso 26 maggio.
Lo so, è un diritto costituzionale. Anche per gli infermieri di stanza in ospedale.
Nulla quaestio.
E capisco anche la relatività dell’interruzione del pubblico servizio: o sei urgente (nel senso che devi essere operato entro domani) o ti attacchi. Va bene.
Però, ehi, c’è modo e modo…
Ecco che è successo:
l’appuntamento per l’esame è alle 8.00, indi ti presenti in accettazione almeno una mezz’ora prima, per metterti già in fila (sì, perché l’accettazione apre alle 8.00, lo stesso orario del tuo esame, che però, ovviamente, non è in accettazione… Siccome tu il dono dell’ubiquità non ce l’hai ancora, ti auguri che magari, se passi subito, non arriverai tanto in ritardo…)
Sei la terza, può andar bene.
Sbrighi le formalità per le 8.05 circa, ti danno un po’ di adesivi col tuo nome e ti spiegano dove devi andare. Non aggiungono altro.
Alle 8.07 raggiungi la sala d’attesa cui sei destinata.
Naturalmente, qui trovi solo altri tapini come te, che nulla sanno circa che cosa fare e/o a chi chiedere.
Ti senti come i soldati di Ungaretti, paragonati alle foglie in autunno, ma amen. Funziona così.
La stanza preposta all’esame che devi fare tu è leggermente defilata rispetto alle altre, speri davvero di star aspettando nel posto giusto. Non sei sicur asicura: c’è un’altra sala d’attesa più piccola, in effetti, proprio lì accanto, per i ricoverati, ma tu mica sei ricoverata… Dunque?
Aspetti.
E speri.
Speri.
E aspetti.
Non c’è nessuno.
Deduci che l’orario dell’esame sia relativo.
Verso le 8.20 due medici donna si degnano di arrivare.
Ma devono tornare in macchina, una delle due ha scordato il telefonino.
Aspetti.
Intanto arriva un’infermiera. Raccoglie gli adesivi e i documenti di alcuni pazienti, tu ti avvicini per vedere se prende anche i tuoi.
Li sbircia appena. Pare faccia fatica.
No, i tuoi non le interessano, non sono di sua competenza.
Le chiedi se può almeno dirti se stai aspettando nel posto giusto. Questa neanche solleva lo sguardo, ma ti conferma di sì. Le domandi a chi puoi chiedere per avere informazioni... Ti fa un gesto vago verso destra (sì, come i personaggi di contorno negli horror).
Ungaretti ripete il suo distico nella tua testa.
Nessuno ti considera.
Allora azzardi.
Del resto, ormai sono le 8.30.
Ti appropinqui alla stanza del tuo esame.
Vuota.
Appena una dottoressa (la donna del telefonino) entra, le domandi se è a lei che ti devi rivolgere. Questa quasi ti ride in faccia: “Eh, no! Eh, no! Io non so che farci! Oggi c’è sciopero degli infermieri!!!” Sogghigna, beffarda. Quasi godesse.
“E quindi?”
“E quindi niente! Io non so che farci! Non c’è nessuno, neanche il tecnico!” La dottoressa ridacchia ancora, poi fa un sorrisetto. Evidentemente si sta divertendo. Del resto mica deve farlo lei l’esame.
“Perciò...?”, interloquisci tu.
“Perciò l’esame lo farà un’altra volta!” (non dice “Tié!”, ma poco ci manca)
“Quale volta?”
“Lunedì!”
“Eh, ma lunedì ho già l’appuntamento per un altro esame che mi occuperà tutta la mattina…”
“Beh, io che ne so! Un’altra volta.” Ora si sta alterando. Ti sta considerando molesta.
“Quale volta, scusi? Chi è che lo sa?”
“Boh… Si rivolga al reparto che l’ha mandata qui!”
“Ma non può almeno darmi un appuntamento? Uno un minimo si deve organizzare…”
“No. Gli infermieri hanno portato via le agende. Fino a domani nessuno può darvi appuntamenti.”
La dottoressa inizia a sbraitare per conto suo (pare abbia inserito un registratore): perché ce la dobbiamo prendere con lei, che lei non ne può niente, che blablabla…
Tu vorresti dirle che è proprio una vittima, ma ti trattieni.
Quesiti:
Ma non potevano dirlo all’accettazione dello sciopero? O magari mettere un cartello, così da evitarci l’attesa e la fila?
O avvisare il giorno prima, magari (no, dai, esagero… questa è fantascienza!)?
O non poteva avvertirci l’infermiera che è passata a ritirare i documenti – delle persone, ho scoperto poi, prossime ad essere operate –?
E se non avessimo chiesto (non ero da sola, ma con il mio accompagnatore, che in realtà ha avuto l’iniziativa), per quanto saremmo dovuti restare lì en attendent Godot? Quarti d’ora? Mezzore? O tutta la mattina?
E’ così difficile rispettare il prossimo, specie quando dipende da te?
Conclusioni:
I pazienti sono cattivi.
I pazienti non hanno diritto ad avere una vita loro, né tanto meno una vita lavorativa…
Il tempo dei pazienti è tempo inutile, e non va nemmeno considerato come sprecato, quindi che schiattino.
Così si prendono due piccioni con una fava e i poveri medici possono portarsi avanti con il lavoro.
(Lo so che non sono tutti così. Ce ne sono molti dotati di umanità, buon senso e rispetto per il prossimo. Ma quando ne incontri uno che non li ha e tu devi avere a che fare con lui… beh, allora devi scrivere un post.)
P.S.

Quando gli infermieri fanno sciopero si portano via le agende dell’ospedale? Ma dai, davvero???

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