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lunedì 27 giugno 2016

Una protagonista eccezionale

JESSICA JONES


Genere supereroistico in salsa noir, con un'eroina dalla forza straordinaria, disillusa e alcolizzata, che combatte il crimine – e il suo disturbo post traumatico da stress – facendo la detective, e che ha la sua nemesi in un tizio che controlla le menti...
Se l'avessi vista prima di “Daredevil” sarei stata più entusiasta, adesso mi limito ad un modesto plauso.
La serie è ben sviluppata, dibattuta tra rimpianto, senso di colpa, disagio e volontà di rimediare – ed è paradossale in ciò: si comincia con il rimorso per un omicidio commesso, ma di cui non si è responsabili, e si finisce con uno che si premediterà di commettere, sia pure per ragioni morali – ma soprattutto vanta una protagonista eccezionale, con un'interprete magnetica: Krysten Ritter (Jessica Jones), con gli occhioni da cerbiatta, ma lo sguardo perduto... Il problema è che tutto si regge sulle sue spalle. I comprimari sono piatti e poco interessanti, ed è qui la maggiore differenza con Devil, in cui invece i personaggi di contorno rubano la scena al supereroe, del quale, nella seconda stagione, si sarebbe tentati quasi di fare a meno.
Persino a livello di trama ci sarebbe qualcosina da osservare: se la Serie di Devil mi è piaciuta assai di più rispetto ai fumetti dell'Uomo senza paura, ritengo “Alias”, invece, la graphic novel originale, complessivamente assai più valido di “Jessica Jones”: non Kilgrave-centrico, ma variegato, dinamico, più ironico e meno opprimente.
Certo David Tennant/Kilgrave è bravissimo, persino simpatico-tenero, ogni tanto, a dispetto dell'odiosità di fondo, ma i problemi concernono la sceneggiatura: sta solfa dell'Uomo Porpora (che pure qui non si chiama così), alla lunga stufa, il ritmo stagna e si fanno troppe parole inutili, con condimento di psicodrammi che esasperano o fanno sbadigliare, secondo sensibilità...
I peggiori, comunque, sono Trish (Rachael Taylor) e Simpson (Wil Traval): sterili, e nooooooiosi. Un po' meglio Luke Cage (Mike Colter), ma non mi convince del tutto nemmeno lui: monodimensionale.
Apprezzabile piuttosto l'idea di base, qualche citazione/collegamento, specie nell'ultima puntata, e la circostanza che finalmente abbiamo un'eroina che ha dismesso la calzamaglia in favore dei jeans e della – in teoria – banale quotidianità...
Ma se non fosse per il fatto che evidentemente le tracce narrative di “Jessica Jones” e “Daredevil” sono in futuro destinate a congiungersi non credo che mi sentirei di affrontare una eventuale seconda stagione: la Ritter, ribadisco, è strepitosa, ma... da sola non mi basta.

Comunque, sono solo 13 episodi (anche se una cinquantina di minuti ciascuno sono troppi... sarebbe meglio non eccedere la mezz'ora).

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