JESSICA
JONES
Genere
supereroistico in salsa noir, con un'eroina dalla forza
straordinaria, disillusa e alcolizzata, che combatte il crimine – e
il suo disturbo post traumatico da stress – facendo la detective, e
che ha la sua nemesi in un tizio che controlla le menti...
Se
l'avessi vista prima di “Daredevil” sarei stata più entusiasta,
adesso mi limito ad un modesto plauso.
La
serie è ben sviluppata, dibattuta tra rimpianto, senso di colpa,
disagio e volontà di rimediare – ed è paradossale in ciò: si
comincia con il rimorso per un omicidio commesso, ma di cui non si è
responsabili, e si finisce con uno che si premediterà di
commettere, sia pure per ragioni morali – ma soprattutto vanta una
protagonista eccezionale, con un'interprete magnetica: Krysten Ritter
(Jessica Jones), con gli occhioni da cerbiatta, ma lo sguardo
perduto... Il problema è che tutto si regge sulle sue spalle. I
comprimari sono piatti e poco interessanti, ed è qui la maggiore
differenza con Devil, in cui invece i personaggi di contorno rubano
la scena al supereroe, del quale, nella seconda stagione, si sarebbe
tentati quasi di fare a meno.
Persino
a livello di trama ci sarebbe qualcosina da osservare: se la Serie di
Devil mi è piaciuta assai di più rispetto ai fumetti dell'Uomo
senza paura, ritengo “Alias”, invece, la graphic novel originale,
complessivamente assai più valido di “Jessica Jones”: non
Kilgrave-centrico, ma variegato, dinamico, più ironico e meno
opprimente.
Certo
David Tennant/Kilgrave è bravissimo, persino simpatico-tenero, ogni
tanto, a dispetto dell'odiosità di fondo, ma i problemi concernono
la sceneggiatura: sta solfa dell'Uomo Porpora (che pure qui non si
chiama così), alla lunga stufa, il ritmo stagna e si fanno troppe
parole inutili, con condimento di psicodrammi che esasperano o fanno
sbadigliare, secondo sensibilità...
I
peggiori, comunque, sono Trish (Rachael Taylor) e Simpson (Wil
Traval): sterili, e nooooooiosi. Un po' meglio Luke Cage (Mike
Colter), ma non mi convince del tutto nemmeno lui: monodimensionale.
Apprezzabile
piuttosto l'idea di base, qualche citazione/collegamento, specie
nell'ultima puntata, e la circostanza che finalmente abbiamo
un'eroina che ha dismesso la calzamaglia in favore dei jeans e della
– in teoria – banale quotidianità...
Ma
se non fosse per il fatto che evidentemente le tracce narrative di
“Jessica Jones” e “Daredevil” sono in futuro destinate a
congiungersi non credo che mi sentirei di affrontare una eventuale
seconda stagione: la Ritter, ribadisco, è strepitosa, ma... da sola
non mi basta.
Comunque,
sono solo 13 episodi (anche se una cinquantina di minuti ciascuno
sono troppi... sarebbe meglio non eccedere la mezz'ora).
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