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lunedì 6 giugno 2016

Il nudo resoconto

A SANGUE FREDDO
di Truman Capote


Agghiacciante.
Da dentro, integralmente, come poche opere sanno esserlo.
E questo non tanto per l'argomento, che pure è l'omicidio plurimo, e apparentemente ingiustificato, di una bella famiglia, quanto piuttosto per l'oggettività con cui viene narrato. A sangue freddo, appunto. In modo distante, scrupoloso, ma imparziale, spoglio, distaccato.
E ti aspetti il colpo di scena.
O una spiegazione che non può esserci.
O una morale.
Ma non c'è nulla, solo i fatti, e la realtà.
E questa fa male, all'inverosimile, e disorienta.
Più della fantasia.
Già, perché è un fatto reale, questo.
Un fatto di cronaca del 1959, un romanzo senza immaginazione, dunque, che è, semmai, un reportage, che indaga e scava, intervista, confronta dati. Ma non cede a speculazioni o a voli pindarici.
Il primo Non-Fiction della letteratura.
Ed è questo il punto. Fa emergere, forte e prepotente e inutile, la banalità grigia del male in tutta la sua assurda inanità.
Annichilendoti.
Il nudo resoconto, quando è perfetto, è più doloroso e crudo della drammatizzazione, in quanto, a livello narrativo, non offre consolazione alcuna.
Perché leggerlo, allora?
Perché, ehy, è scritto da Truman Capote.
E quindi è asciutto, scorrevole, esatto. Ma colmo di struggente bellezza e di intrinseca moralità, a dispetto di tutto.

La quadratura del cerchio.

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