Se ti è piaciuto il mio blog


web

giovedì 2 giugno 2016

Il gioco erotico del Re

IL GIOCO DI GERALD
di Stephen King


Quando era uscito era stato un po’ un evento, rimarcando il fatto che King si sarebbe sradicato dall’horror a favore di un thriller dai connotati sociali, relativi ad un trauma infantile legato ad abusi sessuali…
Questo elemento, tra l’altro, unitamente all’eclissi totale di sole del 1963, lo accumuna al successivo romanzo di King, “Dolores Claiborne”, in cui, oltretutto, ci sono riferimenti espliciti a questo romanzo e alla sua protagonista, Jessie Mahout.
E poi c’era quella faccenda del gioco di Gerald, appunto, suo marito, a incuriosire e che, decenni prima di “Cinquanta sfumature di grigio” (di cui nulla so, salvo che è da evitare) aveva scatenato la pruderie delle brave casalinghe disperate…
L’intrattenimento ludico, infatti, ha peculiarità erotiche e consiste nell’ammanettare la moglie seminuda al letto… Peccato che ad un certo punto Jessie si ribelli e uccida Gerald, benché non intenzionalmente… Risultato? Si troverà immobilizzata a letto, con la porta di casa (delle vacanze) aperta, in un logo isolato, semisvestita e sola con i suoi pensieri… che inizieranno a galoppare, rimembrando lacerti di infanzia rimossi… Intanto, in zona, si aggirano un cane randagio e un necrofilo assassino e cannibale…
Indubbiamente la trama è interessante, e King è magistrale nel rendere la psicologia della protagonista, laddove, d’altro canto, la capacità di esplorare analiticamente l’interiorità dei personaggi è da sempre uno dei suoi maggiori pregi. Sembra che i pensieri e le paturnie di Jessie prendano letteralmente corpo, e lungi da stagnare, creano continui brividi tensione. Cui si aggiunge qualche sfiorata incursione horrorosa a cui comunque è difficile che il Maestro rinunci davvero del tutto…
Il romanzo, dunque, è degno di attenzione, tuttavia, per quanto mi riguarda, non è uno dei migliori di King. Per quanto non sia mai noioso – e, a dispetto della situazione, nemmeno statico – la protagonista non mi suscita abbastanza empatia per partecipare emotivamente dei suoi guai, che nel complesso – passato, sogno o presente che sia – risultano troppo lunghi e vagamente dispersivi.

Dolores Claiborne, in effetti, è un’opera assai più riuscita, ma “Il gioco di Gerald” è da leggere lo stesso: perché è del Re, per cogliere i riferimenti, e perché, come sempre, è scritta divinamente.

Nessun commento:

Posta un commento