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venerdì 10 marzo 2017

...e King si diverte un sacco

DESPERATION e I VENDICATORI
di Stephen King e Richard Bachman


Che poi ormai lo sanno tutti che King e Bachman sono la stessa persona. 
Ma anche no, perché Bachman rappresenta un lato più oscuro del Re (e infatti un altro romanzo di King, “La metà oscura”, parla un po’ anche di questo) e il confronto fra queste due opere, se vogliamo due versioni della medesima storia (ma anche no), lo riflette. E già qualcosa intuiamo accostando le copertine: la continuazione l’una dell’altra, oppure una successione di eventi, a seconda di come decidiamo di interpretare (idem per quanto riguarda il plot).
Per capire, dunque, bisogna leggere sia “Desperation” che “I Vendicatori” (nell’ordine che si preferisce). Perché presi singolarmente sono: il primo piacevole, sebbene un po’ prolisso, con qualche digressione eccessiva, il secondo molto carino, più azzeccato. Ma insieme sono dinamite.
Non rivelo le trame, sospese tra thriller e horror, con sfumature Western più accentuate per quanto concerne “Desperation”. Di per sé non sono eccezionali, nessuna delle due, benché si respirino, pur non dichiarate, atmosfere à la “Torre Nera”, soprattutto a livello linguistico. Eccezionale, come dicevo, è però affiancare i due romanzi, che non per niente sono stati definiti gemelli, leggerli l’uno alla luce dell’altro. Ci sono corrispondenze, infatti, mescolamenti, ribaltamenti, e… gli stessi protagonisti, solo con ruoli, età e relazioni diversi (e tra essi spicca Cynthia Smith, direttamente dalle pagine di “Rose Madder”, sempre di King).
Ciò in realtà è piuttosto curioso, ci fa pensare ad una sorta di “American Horror Story” ante litteram, in realtà ancora più complesso, visto che non sono solo le facce a scambiarsi. 
Come giochino è divertente, innovativo (siamo nel 1996), goduriosamente sperimentale, e, ammettiamolo, dà soddisfazione, prima di tutto ai lettori. Inoltre è frammisto al citazionismo, nel senso che King si diverte un sacco e, fra le righe, non solo richiama il volume gemello, ma allude pure a questo e a quello (Misery, Le Creature del Buio…) tratto dalla sua personale mitologia.
Geniale.

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