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martedì 14 marzo 2017

La disillusione di un eroe

WOLVERINE – VECCHIO LOGAN
di Mark Millar e Steve McNiven


Sono entusiasta. 
Né fan di Wolverine, né, in generale, dei Supereroi (e in particolare, non dei Supereroi Marvel), questo volume corrisponde invece ad uno dei fumetti più interessanti, divertenti, appassionanti ed epici  che mi siano capitati sottomano negli ultimi mesi!
Wow, davvero.
Mi è piaciuto tutto: i dialoghi, la disillusione, i combattimenti, la rabbia, l’ambientazione, la capacità di rinnovarsi e di cantare qualcosa che ormai credi finito… e che lo è, ma allo stesso tempo che non lo è ancora, non in modo definitivo.
Mi ha fatto tenerezza assistere a Logan spezzato, come dice lui, accasato, vecchio e sconfitto. E mi ha fatto piacere accompagnarlo e vederlo tornare se stesso, se vogliamo.
Mi sono piaciuti il ritmo, l’inventiva, i rimandi, le citazioni…
E ho trovato pazzesco il modo in cui il mondo è cambiato.
La visione è apocalittica: i Supercriminali si sono coalizzati e hanno piegato o ucciso i Supereroi. Sono passati cinquant’anni. E noi cominciamo da lì. Ci chiediamo come sia potuto succedere, e a poco a poco colmiamo i vuoti: il presente, la geografia, la storia mondiale e quella personale di Wolverine.
Il destino di Tony Stark e Cap. Di Bruce Banner. Di Spiderman e di Devil.
Assaggiamo la disperazione, assaporiamo la vecchiaia, l’ingiustizia, il dolore.
E affrontiamo pagine di sofferenza e struggimento, di malinconia e di desiderio frustrato di rivalsa.
E siamo nei guai, naturalmente.
Ma forse un vecchio amico, il buon Occhio di Falco, anche lui decrepito e con la cataratta, ci porge una soluzione… 
E ci divertiamo con lui, e scopriamo un po’ di più di quanto è successo e sta succedendo e delle favolose potenzialità che offre sul piano immaginativo questo nuovo filone (i Talpoidi, Il Regno di Kingpin – già dominio di Magneto –, la verità sul Clan degli Hulk… una storia dalle basi solidissime che plasma in modo ineccepibile, logico e terribilmente creativo il materiale che già c’era), giochiamo sul detto e il non detto, colmiamo le lacune a minuscoli brani, e sentiamo i brividi scorrerci lungo la schiena, mentre lo facciamo, tra un momento di orrore e uno di desolazione, tra uno smacco e un moto di ribellione, che tuttavia siamo costretti a inghiottire.
Eppure ritorniamo all’avventura, all’ironia dissacrante, ai colpi di scena, e – nonostante la nostra veneranda età – ad una parvenza di giovinezza e ad emozioni adrenaliniche.
E pazienza se alcuni passaggi sono scontati. Ci emozionano comunque, fortissimamente, e li sentiamo come necessari.
E comunque li perdoniamo facilmente grazie ai numerosi colpi di genio su piccola e larga scala, ai ribaltamenti, alle epifanie, alle agnizioni.
Al realismo pessimistico alternato alla vena grottesca e dissacrante come al romanticismo in senso storico. 
Che altro dire?
Pare una storia completa; si chiude con la parola FINE.
Stratosferico...

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