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venerdì 31 marzo 2017

Il fumetto italiano

FUMETTO! 150 ANNI DI STORIE ITALIANE
A cura di Gianni Bono e Matteo Stefanelli


Corposa e più che soddisfacente mappatura storica del fumetto italiano a partire dal 1848. Procede per blocchi (848-1898, 1899-1931, 1932-1943…) e prima inquadra il periodo storico-politico-social-culturale – la parte più colloquiale, profonda e interessante: acuta ed esaustiva – quindi dedica due facciate (a destra immagini, a sinistra il testo) ai singoli autori: disegnatori e sceneggiatori (ma, in coda, anche qualche intellettuale) seguendo l’ordine alfabetico. Attenzione, peraltro, viene prestata altresì  alle varie pubblicazioni del periodo: riviste, giornali, serie, album…
In appendice un po’ di approfondimenti, ad esempio in ordine ai fumetti italiani nel mondo.
Ebbene, nonostante abbia ravvisato qualche dolorosa mancanza (Cinzia Ghigliano, Laura Scarpa, che se non altro viene almeno nominata…) e sebbene avrei preferito un indagine secondo la prospettiva dei personaggi, più che degli autori, credo di poter affermare che, nell’ambito specialistico del fumetto italiano, questa sia in assoluto l’opera più completa a livello compilativo e didascalico.
Gli articoli sono ben fatti, sintetici, tecnici, ma incisivi, nonostante lo schematismo di base che prevede un’introduzione critica, una breve biografia, la menzione delle opere principali di ogni singolo artista e un box di una manciata di righe che si focalizza su un personaggio.
In realtà le prime pagine – e in particolare quelle relative al periodo ottocentesco – meno attinenti con la materia, atteso che, tradizionalmente, gli esordi del fumetto si collocano nel 1896, con la nascita di Yellow Kid, in America – mi hanno presa meno, benché abbiano l’indiscusso pregio di raccontare compiutamente un periodo che di norma viene trascurato nelle pubblicazioni del settore, o al più trattato riassuntivamente, ma che comunque pone senz’altro le basi per quanto avviene dopo.
A partire dagli anni 60, peraltro, l’opera decolla (certo la mia opinione è influenzata dal fatto che da qui in poi ricorre un maggior numero di autori che leggo abitualmente, oltre al fatto che il fumetto, finalmente, si afferma come prodotto per adulti) e il volume diviene una vera e propria droga.
In quanto all’estetica: l’opera è ricca di immagini a colori, con un bel formato (tipo A 4) e buona grafica.
Esprimo quindi un desiderio: che la Rizzoli dedichi un’analoga pubblicazione al fumetto francese, iberico, anglosassone, asiatico e via discorrendo… Ci sarebbe da leccarsi le dita!

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