TEATRO GROTTESCO
di Thomas Ligotti
Lo confermo, è sostanzialmente lo svolgimento pratico del saggio filosofico dello stesso autore (tra l'altro simpaticamente citato nel volume) “La Cospirazione contro la Razza Umana” (si veda post 26 luglio 2018).
Un'antologia di racconti horror, insomma, brevi, di stampo lovecraftiano, quasi classici, pieni di angoscia, pessimismo e privi di riscatto, spesso assurdi, deliranti, che colpiscono soprattutto per l'atmosfera cupa, se non addirittura morbosa, e per le descrizioni. Arcane, ricercatamente antiquate, splendidamente esatte. Sanno di antico, di misterioso, ma anche di prezioso e di raffinato, con una sorta di distacco di fondo che contribuisce a farci sentire estranei in casa nostra, alieni e lontani, remotamente perduti e ormai impossibili da consolare.
In principio la prosa può apparire ostica, involuta, ma è solo questione di abituarsi al suo peculiare ermetismo, al suo ritmo polveroso e torpido, che sa di sogno vischioso, di incubo, di tenebra, e alla sua calibrata ciclicità.
Basta proseguire flemmatici e ci si adatterà naturalmente a questi passi misurati, venendone tragicamente risucchiati e varcando, ignari, la soglia dell'ignoto, con i suoi abissi improvvisi, le sue astrazioni oscure, aspettando di urlare, da un momento all'altro, per poi accorgersi che lo si sta già facendo da un po'.
Ad essere onesta, alla pratica ho preferito la teoria (ossia “La Cospirazione contro la Razza Umana”), ma non posso negare di essermi comunque divertita, pur senza allegria, e che forse la cosa migliore sarebbe di affrontare i due volumi non in successione, ma in parallelo (ammesso che si riesca a reggere psicologicamente).
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