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venerdì 5 settembre 2014

Dal sapore squisitamente antico


LE AVVENTURE DI PIERINO
di Piero Chiara
 
 
Alias Piero Chiara stesso, tra gli otto e i quindici anni (più o meno), alias un monellaccio impenitente e creativo, che avrebbe dovuto ricevere punizioni più severe, tra tentativi di furto, lanci di forchette, fughe, menzogne e furberie! Poveri genitori, specie la madre, che non fa che piangere!

Ma è così bello il modo in cui ci vengono descritte le sue bravate, in cui si mettono a confronto il modo sconsiderato di ragionare di Pierino e quello degli adulti, è così autentico, vivace e sorprendente, e non privo di velata commozione, di dolcezza e di sorridente indulgenza!

Il libro è diviso in due: la prima parte, la più bella e variegata, è “Pierino al mercato di Luino”, dove impariamo ad amare questa piccola città sul lago, sempre in fermento, in cui tutti si conoscono (e magari si fanno pure i dispetti), e la brulicante allegria del mercato, con le attrazioni, i cocomeri e le spagnolette...

Segue “Pierino non farne più!”, in cui il nostro eroe è un po' più grande e finisce in collegio dai Salesiani, ad Intra, sulla sponda piemontese del lago, ha qualche problema di disciplina a scuola ed è sempre più monello...

Altro pregio dell'opera è che si tratta di racconti di circa novant'anni fa, dal sapore squisitamente antico, familiare, ma vagamente desueto, di una realtà più semplice, più onesta, più genuina... persino i vocaboli oggi suonano un po' antiquati: il beccaio, il prestinaio, e quelle stesse spagnolette (tipo arachidi tostate) di cui Pierino è tanto ghiotto... lì per lì non capivo che cavolo fossero...

Personalmente, la prima volta che ho letto questo libro ero in prima Media e pur trovandolo gradevole ero rimasta un po' delusa dall'immoralità e dalla perfidia di questo birbante matricolato. A rileggerlo adesso, però, a distanza di anni, tante cose mi appaiono assai più perdonabili, più comprensibili, meno “tragiche”, e non posso fare a meno di volere bene al piccolo scapestrato.

Ora capisco perché la nostra insegnate di lettere di allora, la Prof. Sabina Minuto (che ci ripeteva sempre che le SabRine sono comuni, ma le Sabine no, e che lei, a 28 anni, era giovanissima come insegnante di ruolo, mentre io non comprendevo, perché per me 28, 38, o 48 non cambiava molto: sempre adulto – e quindi vecchio – eri), lo aveva scelto e devo dire che, a sorpresa, ho sentito una forte voglia di rincontrarla per dirglielo e per vedere come sta adesso. Anche se naturalmente sono troppo timidella per provare a rintracciarla, benché sospetti insegni in quel di Albissola, dove era stata trasferita, su sua richiesta, due anni dopo (la mia era stata la sua prima classe).

Tornando a Pierino, comunque, è senz'altro una lettura divertente e simpatica (il mulo del Sindaco e mi ha fatta davvero morire), scritta con grazia, con leggerezza, ma anche molta sensibilità e acume, nostalgica e dolce, con, di tanto in tanto, una lieve sfumatura amara (ad esempio riguardo alle condizioni economiche del venditore ambulante).

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