LE
AVVENTURE DI PIERINO
di Piero Chiara
Alias
Piero Chiara stesso, tra gli otto e i quindici anni (più o meno),
alias un monellaccio impenitente e creativo, che avrebbe dovuto
ricevere punizioni più severe, tra tentativi di furto, lanci di
forchette, fughe, menzogne e furberie! Poveri genitori, specie la
madre, che non fa che piangere!
Ma
è così bello il modo in cui ci vengono descritte le sue bravate, in
cui si mettono a confronto il modo sconsiderato di ragionare di
Pierino e quello degli adulti, è così autentico, vivace e
sorprendente, e non privo di velata commozione, di dolcezza e di
sorridente indulgenza!
Il
libro è diviso in due: la prima parte, la più bella e variegata, è
“Pierino al mercato di Luino”, dove impariamo ad amare questa
piccola città sul lago, sempre in fermento, in cui tutti si
conoscono (e magari si fanno pure i dispetti), e la brulicante
allegria del mercato, con le attrazioni, i cocomeri e le
spagnolette...
Segue
“Pierino non farne più!”, in cui il nostro eroe è un po' più
grande e finisce in collegio dai Salesiani, ad Intra, sulla sponda
piemontese del lago, ha qualche problema di disciplina a scuola ed è
sempre più monello...
Altro
pregio dell'opera è che si tratta di racconti di circa novant'anni
fa, dal sapore squisitamente antico, familiare, ma vagamente desueto,
di una realtà più semplice, più onesta, più genuina... persino i
vocaboli oggi suonano un po' antiquati: il beccaio, il prestinaio, e
quelle stesse spagnolette (tipo arachidi tostate) di cui Pierino è
tanto ghiotto... lì per lì non capivo che cavolo fossero...
Personalmente,
la prima volta che ho letto questo libro ero in prima Media e pur
trovandolo gradevole ero rimasta un po' delusa dall'immoralità e
dalla perfidia di questo birbante matricolato. A rileggerlo adesso,
però, a distanza di anni, tante cose mi appaiono assai più
perdonabili, più comprensibili, meno “tragiche”, e non posso
fare a meno di volere bene al piccolo scapestrato.
Ora
capisco perché la nostra insegnate di lettere di allora, la Prof.
Sabina Minuto (che ci ripeteva sempre che le SabRine sono comuni, ma
le Sabine no, e che lei, a 28 anni, era giovanissima come insegnante
di ruolo, mentre io non comprendevo, perché per me 28, 38, o 48 non
cambiava molto: sempre adulto – e quindi vecchio – eri), lo aveva
scelto e devo dire che, a sorpresa, ho sentito una forte voglia di
rincontrarla per dirglielo e per vedere come sta adesso. Anche se
naturalmente sono troppo timidella per provare a rintracciarla,
benché sospetti insegni in quel di Albissola, dove era stata
trasferita, su sua richiesta, due anni dopo (la mia era stata la sua
prima classe).
Tornando
a Pierino, comunque, è senz'altro una lettura divertente e simpatica
(il mulo del Sindaco e mi ha fatta davvero morire), scritta con
grazia, con leggerezza, ma anche molta sensibilità e acume,
nostalgica e dolce, con, di tanto in tanto, una lieve sfumatura amara
(ad esempio riguardo alle condizioni economiche del venditore
ambulante).
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