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giovedì 11 settembre 2014

La tematica delle pedine sulla scacchiera


LA FUTURA REGINA
di Philippa Gregory
 
 
Sono tornata a calarmi nella Storia inglese, ed in particolare nella saga dedicata alla “Guerra dei Cugini” e quindi alla Guerra delle due Rose (rimando al post del 24 marzo 2014 per maggiori dettagli), con questo romanzo, che si svolge parzialmente in parallelo con quello già recensito dedicato ad Elisabetta Woodville, “La regina della Rosa Bianca”.

Questa volta la protagonista è Anna Neville, figlia di Richard Warwick, il creatore di re, colui che ha messo sul trono Edoardo IV Plantageneto, spodestando Enrico IV. E poi si è pentito, alleandosi con Giorgio di Clarence, fratello del re, dandogli in sposa la primogenita Isabella con l'intento di metterla sul trono, attaccando così l'antico pupillo. Quindi, dopo una prima, cocente sconfitta, ha atteso il momento propizio per allearsi con la vecchia nemica moglie di Enrico IV, Margherita d'Angiò, e dare la sua secondogenita, Anna, in moglie al figlio di lei (un altro Edoardo).

E quando di nuovo Warwick incontrerà la sconfitta, venendo questa volta ucciso, Anna, ancora una bambina e già vedova (pure il principe Edoardo troverà la morte, si dice sul campo di battaglia), rimarrà con un unico amico, il fedele Riccardo, il fratello minore del re Edoardo IV Plantageneto, quello da lui più amato...

Come dicevo la trama e il periodo storico sono suppergiù gli stessi de “La regina della Rosa Bianca”, ma il punto di vista è diverso, e molto cambia, non solo la prospettiva. Si aggiungono particolari, si scoprono realtà taciute, gli elementi si incastrano con il romanzo precedente e la realtà risulta impreziosita, più complessa, più densa, stratificata.

Il personaggio di Anna all'inizio ci piace (seppur non quanto Elisabetta Woodville), ma gradualmente diviene più dura, ingiusta ed avida, e nonostante sotto certi aspetti ci susciti compassione, cominciamo a detestarla. Ugualmente troviamo Anna stimolante, mentre il romanzo, per quanto mi riguarda, risulta più interessante e vivace del precedente: ci sono più accadimenti, narrati con maggior verve, più movimento, meno ossessione e più paura. La scena del parto di Isabella sulla nave, ad esempio, è degna di un film dell'orrore. E tanti dei riferimenti alla magia di Elisabetta e sua madre fanno venire i brividi lungo la schiena.

Torna la tematica delle pedine sulla scacchiera, solo che Anna non ha alcun potere cui ricorrere, né tanto meno una mamma dotata e affettuosa cui rivolgersi. No, Anna ha solo se stessa.

Appassionante, poi, il rapporto fra le due sorelle, Anna e Isabella: schiacciato dall'ambizione (non sempre loro), il potere (di altri) e la gelosia, ma non privo di tenerezza, di affetto, di reciproca solidarietà, mentre intenso e traboccante d'amore è il ritratto di Riccardo.

Tra complotti ed assassini, prigionia forzata, dubbi, fughe, e menzogne, Anna finisce col prendere in mano il suo destino, senza però mai arrivare davvero alla felicità.

Ora, per completare il quadro, non mi resta che iniziare “La regina della Rosa Rossa”, su Margaret Beaufort (con tutto che l'opera è costituita altresì da un prima e un dopo, con “la signora dei fiumi”, incentrato su Jacquetta Woodville, madre di Elisabetta, e “Una principessa per due re”, che invece riguarda sua figlia, Elisabetta anche lei...).

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