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domenica 28 settembre 2014

Un'opera meravigliosa


PAULA
di Isabel Allende
 
 
Non ero convinte di leggere questo libro. La Allende mi è sempre piaciuta, con il suo stile descrittivo, caldo e passionale, ma la prospettiva di introiettare una storia fatta di sofferenza, di coma, di strazio e di morte non mi allettava proprio, soprattutto sapendo che è vera. Reale.

Qui, infatti, l'autrice parla della sua esperienza personale, come donna e come madre, e in particolare della tragica perdita della sua unica figlia, Paula, appunto, morta a ventotto anni dopo un lungo periodo di coma irreversibile, a causa di una malattia chiamata porfiria.

Davvero, non mi andava.

Ma poi, ho pensato: perché? Se Isabel Allende ha sentito di dover scrivere un libro come questo, non è certo per autocommiserarsi o per farsi compatire. E allora le ho dato fiducia. Per fortuna, perché questa è un'opera meravigliosa e ricca, colma di gioia di vivere, di sensualità e di esuberanza.

Già, perché l'autrice non si limita ad illustrarci il suo dolore (che comunque non possiamo fare a meno di sentire e condividere), ma ci racconta di com'era sua figlia in vita, ci permette di conoscerla e di amarla, ci spiega com'era il loro rapporto e ancora ci parla di sé, dei suoi romanzi, della sua gioventù, dei suoi amori e delle sue avventure.

E impariamo a capire tante cose di lei, della sua umanità, del suo modo di amare, ci strega e ci affascina, e ci svela un po' di segreti.

C'è anche la faccenda del colpo di stato in Cile, naturalmente. Di Pinochet. Ma ci sono pure un po' di follie giovanili e tanti retroscena che ci vengono illustrati. A tratti una lettura davvero briosa e leggera.

Tuttavia, la Allende non si rivolge a noi, noi ci limitiamo a capitare nei paraggi e ad ascoltare. Isabel Allende si rivolge a Paula: si siede accanto a lei e la accompagna mentre si prepara ad andarsene, per quasi un anno.

Ed è una scrittura così sincera, la sua, così piena e tonda, coinvolgente e profonda!

E Paula ci fa piangere alla fine, ci commuove. Ma non nel modo orribile che temevo. Perché sotto molti profili questa è un'opera consolatoria, frizzante e piena di magia.

Non una storia sulla morte, soprattutto, ma sulla vita. In ciascuna delle sue molteplici accezioni.

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