RESTA
CON ME
di Elizabeth Strout
Anni
50, West Arinett, Maine. Il reverendo Tyler Caskey, bello e felice,
sembra la perfezione incarnata e vibra di fervore religioso
improntato alla positività: è coinvolgente, brillante e riempie la
Chiesa e gli animi dei fedeli. Finché la sua bellissima moglie non
muore, il legame con la figlioletta, ancora troppo giovane per
affrontare il lutto da sola, si sfalda, e arriva la crisi di fede in
una provincia bigotta, moralista e pettegola, uguale a tante altre...
Ma
non tutto è perduto: si tratta solo di trovare la forza di accettare
la vita anche nei suoi aspetti peggiori ed al contempo accettare se
stessi e la propria debolezza, senza tuttavia rassegnarsi,
affidandosi, più che ad un Dio lontano e distante, all'umanità, che
è qui, che dipende da noi e da cui dipendiamo, che ci fa da specchio
e ci riflette. Un umanità che è gretta, ma per un motivo, e che
sotto la superficie sporca ha ancora del buono che chiede solo di
poter emergere.
Un
romanzo profondo, potente, che ti travolge con i suoi marosi
emozionali, che analizza e scruta il sentimento e la fragilità
dell'uomo, a livello individuale e collettivo (pur procedendo per
particolari), ispezionando presente e passato, il detto e il taciuto,
che insegna la compassione e l'amore, ma senza ostentare, quasi in
silenzio, dando il tempo al lettore di far sua ogni difficoltà, ogni
vincolo autoinflitto, mostrando, più che descrivendo.
Perché
da un lato c'è il percorso di Tyler, di uomo e di religioso, fatto
di discese e salite, di inciampi e comprensione, e in parallelo le
reazioni della comunità, che è quella di West Arinett, ma anche
quella degli uomini tutti: impietosa, sleale, meschina. Ma capace di
imparare, e persino di crescere.
E
scopriamo che il matrimonio di Tyler non era poi così splendido, e
che sua moglie non era poi così invidiabile o meravigliosa...
Procediamo a brandelli, e poi li intessiamo insieme, fino a che non
iniziamo a scorgere figure e paesaggi. Quelli del cuore. Che non è
mai semplice o monocromo, univoco o unidimensionale.
Un'opera
malinconica, dunque, critica, ma pure ironica... e soprattutto
luminosa, di quella luce vivificante, calda e commovente, di cui
magari subito non ti accorgi, ma che, quando inizia ad ardere, non si
spegne mai del tutto.
E,
quindi, chi “Resta con me”?
Mia
moglie, Dio, il concetto che rappresenta... o sono io stesso, o la
mia comunità? Forse siamo tutti insieme...
Ho
preferito questo romanzo al pur splendido “Olive Kitteridge”, mi
ha dato di più, e di più mi è rimasto. E finalmente Mater mi ha
restituito “I ragazzi Burgess”, che mi attira da mesi...
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