QUANDO
C'ERA MARNIE
di Joan G. Robinson
L'atmosfera
è miyazakiana ai massimi gradi, quindi non mi stupisce che il
regista giapponese abbia deciso di ispirarsi a questo romanzo per la
sua ultima opera. La protagonista è una ragazzina di nome Anna,
orfana e terribilmente sola: perennemente “fuori” dalle cose,
dalle situazioni, con una propensione ad isolarsi e con addosso
quella che lei chiama la sua espressione “ordinaria”, che
all'esterno risulta semmai impassibile, distratta.
Ma
quando si trasferisce dai signori Pegg, vicino alla spiaggia, a poco
a poco le cose iniziano a cambiare, perché Anna fa amicizia con una
bambina della sua età, Marnie, bella e privilegiata, che però,
sotto certi profili, appare molto strana... La verità è che noi
intuiamo pressoché subito che si tratta di uno spirito: troppi
segnali lo rivelano, ma quando pensiamo di capire quale strada ha
intrapreso il libro, Marnie scompare, e una famiglia vivace e
numerosa,
i Linsday, che socializza
subito con Anna, va ad abitare in quella che noi conoscevamo come la
villa di Marnie...
Il
dettaglio curioso, però, è che la piccola Priscilla Linsday, ancora
prima di conoscerla, è convinta che Anna si chiami Marnie...
Sinceramente
all'inizio ero un po' delusa: il romanzo mi appariva troppo
bambinesco, troppo ingenuo e scontato, in stile primo Zafòn, ma meno
magico, con un numero davvero esiguo di accadimenti, nonostante la
capacità dell'autrice di descrivere magnificamente e con profonda
perspicacia e sensibilità l'animo della protagonista (e le
difficoltà “sociali” insite nell'essere una bambina introversa),
che comunque ti induce a tornare sempre e a non abbandonare la
lettura...
Tuttavia,
nel prosieguo, la trama si complica e diviene più interessante, più
articolata, senza esaurirsi con le solite vicende trite sugli
spettri...
Il
tema principale è ovviamente la solitudine di Anna, e poi la sua
crescita interiore, ma c'è anche un lirico incanto a fare da colonna
sonora, che permea ogni brano, sin dal principio, e che finalmente,
man mano ci avviciniamo alle ultime pagine, apprezziamo con più
convinzione. Piccoli misteri e piccole suggestioni che ogni tanto
fanno capolino, e una scrittura delicata, che ti riporta con una
potenza straordinaria a quando anche tu eri una bambina (o un
bambino): le dinamiche dell'amicizia, il modo di ragionare, le
attese, i desideri...
Un
romanzo fatto di grazia, di sussurri, con un finale che sorprende e
riempie di dolcezza, ma non in modo sleale, né stucchevole.
L'ho appena finito, e l'ho adorato... anche se forse anch'io, come te, a inizio lettura ero un po' sconcertata.
RispondiEliminaNon vedo l'ora di vedere il film... hai ragione, non sorprende affatto pensare a quanto Miyazaki possa avere adorato questo romanzo! ;D
Grazie per le tue osservazioni! P.S. Ho dato un'occhiata al tuo blog: davvero carino, anche a livello grafico... Noto che abbiamo un sacco di argomenti in comune ;)! A presto!
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