NORWEGIAN
WOOD
di Haruki Murakami
Il
terzo libro di Murakami che leggo (ma ne ho già comprati altri due),
con cui torniamo al filone “sentimentale”, e come con “A sud
del confine, ad ovest del sole”, anche qui il titolo è ispirato
ad una canzone: in questo caso all'omonima dei Beatles, che ha il
potere di scatenare i ricordi del protagonista trentacinquenne, in
riferimento ai suoi vent'anni...
Viviamo,
allora, la storia dell'universitario Toru, conteso tra due
fanciulle.... Ma non si ha nulla a che fare con il classico e
deprimente triangolo alla “E' quasi magia Johnny”:
si tratta semmai di confrontare il percorso interiore di tre persone
molto diverse fra loro, ma nemmeno solo di quello. L'impressione è
proprio quella di entrare, per un certo periodo, a far parte della
vita del protagonista, che, come tutte le vite, si compone di molti
elementi, di cui alcuni occasionali e secondari, ma non senza
importanza.
Un
bravo ragazzo, Toru, molto dolce, che cerca di fare la cosa giusta, e
spesso ci riesce, ma non sempre... I cui sentimenti non facciamo
nostri, perché non riusciamo ad immedesimarci in lui (io, almeno) ma
che sentiamo comunque in tutta la loro forza, levità, e
confusione...
E
può sembrare incongruo, detto così, ma questo è un romanzo in cui
fioccano i suicidi, il malessere interiore, il dolore e le esperienze
difficili... Ma che non risulta emotivamente difficile da gestire,
non è pesante o soffocante, ed anzi la lettura scorre tranquilla,
quasi confortante, e ti colma di pace, di tenerezza... Tutto viene
descritto, e in qualche modo accettato anche dal lettore, con
disinvoltura, con naturalezza, ma non senza farsi domande, senza
chiedersi, semplicemente, prima di inquisire e giudicare, ricercando
la comprensione degli altri...
Tra
i personaggi spiccano Midori per la sua vitalità e
contraddittorietà, Naoko, che ci strazia il cuore con la sua
tenerezza, e Reiko, con il suo fagotto di dolore, parzialmente
sopito, la sua schiettezza e l'amore per la musica... ma anche gli
altri personaggi, cui magari è stato assegnato un ruolo minore, sono
comunque degni di interesse, benché a livelli diversi: Sturmtruppen,
Hatsumi, Kizuki, Nagasawa, sempre, in qualche modo, portatori di un
aspetto problematico, che non sempre siamo in grado di affrontare...
Prosa
piana e misurata, lacerata da dubbi, esitazioni e sospiri, fatta di
suggestioni, riflessioni, introspezione e riferimenti alla cultura
occidentale intesa nel suo spettro più ampio.
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