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lunedì 22 dicembre 2014

Un romanzo in cui fioccano i suicidi


NORWEGIAN WOOD
di Haruki Murakami
 
 
Il terzo libro di Murakami che leggo (ma ne ho già comprati altri due), con cui torniamo al filone “sentimentale”, e come con “A sud del confine, ad ovest del sole”, anche qui il titolo è ispirato ad una canzone: in questo caso all'omonima dei Beatles, che ha il potere di scatenare i ricordi del protagonista trentacinquenne, in riferimento ai suoi vent'anni...

Viviamo, allora, la storia dell'universitario Toru, conteso tra due fanciulle.... Ma non si ha nulla a che fare con il classico e deprimente triangolo alla “E' quasi magia Johnny”: si tratta semmai di confrontare il percorso interiore di tre persone molto diverse fra loro, ma nemmeno solo di quello. L'impressione è proprio quella di entrare, per un certo periodo, a far parte della vita del protagonista, che, come tutte le vite, si compone di molti elementi, di cui alcuni occasionali e secondari, ma non senza importanza.

Un bravo ragazzo, Toru, molto dolce, che cerca di fare la cosa giusta, e spesso ci riesce, ma non sempre... I cui sentimenti non facciamo nostri, perché non riusciamo ad immedesimarci in lui (io, almeno) ma che sentiamo comunque in tutta la loro forza, levità, e confusione...

E può sembrare incongruo, detto così, ma questo è un romanzo in cui fioccano i suicidi, il malessere interiore, il dolore e le esperienze difficili... Ma che non risulta emotivamente difficile da gestire, non è pesante o soffocante, ed anzi la lettura scorre tranquilla, quasi confortante, e ti colma di pace, di tenerezza... Tutto viene descritto, e in qualche modo accettato anche dal lettore, con disinvoltura, con naturalezza, ma non senza farsi domande, senza chiedersi, semplicemente, prima di inquisire e giudicare, ricercando la comprensione degli altri...

Tra i personaggi spiccano Midori per la sua vitalità e contraddittorietà, Naoko, che ci strazia il cuore con la sua tenerezza, e Reiko, con il suo fagotto di dolore, parzialmente sopito, la sua schiettezza e l'amore per la musica... ma anche gli altri personaggi, cui magari è stato assegnato un ruolo minore, sono comunque degni di interesse, benché a livelli diversi: Sturmtruppen, Hatsumi, Kizuki, Nagasawa, sempre, in qualche modo, portatori di un aspetto problematico, che non sempre siamo in grado di affrontare...

Prosa piana e misurata, lacerata da dubbi, esitazioni e sospiri, fatta di suggestioni, riflessioni, introspezione e riferimenti alla cultura occidentale intesa nel suo spettro più ampio.

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