POESIA
Questo
sarà un post parecchio carente e delirante, nel senso che la materia
è vasta e io non so da dove cominciare... Allo stesso tempo, però,
è da prima dell'estate che mi propongo di sproloquiare un po'
sull'argomento: perché adoro la poesia, ma recensisco sempre prosa.
Ebbene,
ecco che sparo di getto quel che mi viene in mente, già sapendo che
mi sovverranno altri percorsi e pentimenti subito dopo che avrò
finito...
Il
mio poeta preferito è Dylan Thomas (quello di “E morte non avrà
dominio”): descrive immagini meravigliose e di impatto,
graffiandoti l'anima e facendola sanguinare. Invero, dopo aver letto
la raccolta completa delle sue opere in versi ero rimasta scioccata:
non avevo capito niente! Poi, leggendo la critica, mi sono
rassicurata: è normale, e non bisogna tanto capire quanto lasciarsi
trasportare! Ma anche se il cervello si “scollega”, la forza che
Thomas trasmette è pazzesca e leggerlo è meraviglioso.
In
generale, peraltro, la poesia anglosassone (Dylan Thomas è gallese)
mi piace da matti: Yeats (Keats meno), Blake (quanto lo amo! Tutti
conoscono la splendida poesia della tigre e della sua agghiacciante
simmetria, ma per me è con il poema “Milton”, dedicato
all'autore de “Il Paradiso Perduto” – cui prima o poi dedicherò
un post – a raggiungere i massimi vertici), Thomas Eliot (Terre
Desolate: wow!), Shelley (Ozymandias, in particolare), ma anche “La
ballata del vecchio marinaio” di Coleridge, e... sì, Edgar Allan
Poe, che, in effetti, amo assai più come poeta che come scrittore di
racconti... Borges sostiene che Poe rispetto ad Emerson sia
sopravvalutato, ma sono anni che cerco le poesie di quest'ultimo:
nessuno ne sa nulla. Eppure, nell'introduzione ad un vecchio volume
di Emily Dickinson, ne era riportata una, ed era stupenda... E come
dimenticare la stessa Dickinson o Walt Whitman, con “Foglie d'erba”
e il suo barbarico Yawp? E Robert Frost, e naturalmente Robert
Browning che con “Childe Roland to the Dark Tower came” ha
ispirato Stephen King per la Torre Nera (Eliot ha contribuito per il
terzo volume della saga, Terre Desolate, appunto).
Tra
i francesi, invece, adoro soprattutto i decadentisti, ed in
particolare Baudelaire e Rimbaud (Verlaine no)... So che quando si
tratta di poesia francese tutti si buttano su Jacques Prévert... Lo
apprezzo anche io, ma non al pari degli altri. Preferisco Mallarmé
(che non c'entra niente, lo so)...
Tra
i russi, invece, le mie preferenze vanno a Tjutcev (conosciuto grazie
a Tiziano Sclavi), mentre tra gli “spagnoleggianti”, a parte il
mio Borges, mi piacciono Neruda e Pessoa (come a tutti, lo so!)...
Non sono, invece, una gran cultrice della poesia giapponese/cinese
(per quel poco che la bazzico): gli haiku non mi prendono, ho provato
con Li Po e Po Chu (reperiti su vecchie antologie scolastiche), ma
niet. Mi restano in superficie (o forse era sbagliato il momento, non
lo so). Idem per gli indiani (Tagore incluso) e per Gibran. Non è
che non mi piacciano, ma non arrivano a scuotermi l'anima. Insomma,
se il poeta, secondo Shakespeare, è un ladro di fuoco, a me pare che
loro, al massimo, possano rubare un accendino... E al più, se mi
sbilancio, riesco a dire che “scrivono cose carine”. Ma non è
che sia proprio un commento lusinghiero, mi rendo conto...
Invece,
mi affascina tantissimo Nazim Hikmet, e poi le elegie di Rilke (“il
bello non è che il tremendo al suo inizio”)... E Goethe, e
Novalis, e Holderlin!!! Infine, in quanto agli italiani, c'è davvero
di che sbizzarrirsi: tra gli “antichi” amo Dante, Petrarca e
l'Aretino (ma con qualche riserva)... E poi Vincenzo Monti: per anni
l'ho odiato in quanto mi pareva privo di sostanza, votato alla mera,
vuota, estetica, ma sono così incredibili le sue suggestioni, che
alla fine resistere è impossibile... E Foscolo, e Leopardi... E,
andando più in là, Ungaretti e Montale, ad esempio... Ma ho letto
anche alcune strofe meravigliose di Dino Campana o Alfonso Gatto o
Cesare Pavese... Di Quasimodo, invece, salverei giusto “Ed è
subito sera”, di Sanguineti... niente? Nulla mi dice... E sì, non
posso dimenticare D'Annunzio, ahimè, che scrive da dio, anche se lo
detesto cordialmente (incompatibilità di caratteri, sigh!)...
Mmmm...
Mi rendo conto che alla fine mi sono solo prodotta in un lungo elenco
naif senza capo né coda... Né sugo in mezzo... E intanto mi
vengono in mente un po' di assenze: da Sylvia Plath ad Auden, da
Byron a... Mio Dio!!! Non ho citato nemmeno un poeta greco o uno
latino! Vergogna a me! I primi che mi vengono in mente sono Saffo e
Menandro, tra i greci, e Catullo e Orazio tra i latini... Però,
ammettiamolo, ci sono davvero troppi, troppi buchi! Mi arrendo, e
chiudo qui. Anche perché ho sforato di brutto con lo spazio...
Concludo
solo dicendo, che se non amo rileggere la prosa, neanche quando si
tratta di un'opera che ho amato moltissimo, rileggere una poesia è
più bello ad ogni passaggio: perché solo così ti avvicini un po'
di più a possedere i versi e a farla veramente tuoi...
P.S.
E
Pascoli, maledizione! Non ho citato Pascoli! Accipigna... Né
Federico Garçia
Lorca (che splendore “Initium”)!
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