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lunedì 8 dicembre 2014

Rileggere una poesia è più bello


POESIA
 
 
Questo sarà un post parecchio carente e delirante, nel senso che la materia è vasta e io non so da dove cominciare... Allo stesso tempo, però, è da prima dell'estate che mi propongo di sproloquiare un po' sull'argomento: perché adoro la poesia, ma recensisco sempre prosa.

Ebbene, ecco che sparo di getto quel che mi viene in mente, già sapendo che mi sovverranno altri percorsi e pentimenti subito dopo che avrò finito...

Il mio poeta preferito è Dylan Thomas (quello di “E morte non avrà dominio”): descrive immagini meravigliose e di impatto, graffiandoti l'anima e facendola sanguinare. Invero, dopo aver letto la raccolta completa delle sue opere in versi ero rimasta scioccata: non avevo capito niente! Poi, leggendo la critica, mi sono rassicurata: è normale, e non bisogna tanto capire quanto lasciarsi trasportare! Ma anche se il cervello si “scollega”, la forza che Thomas trasmette è pazzesca e leggerlo è meraviglioso.

In generale, peraltro, la poesia anglosassone (Dylan Thomas è gallese) mi piace da matti: Yeats (Keats meno), Blake (quanto lo amo! Tutti conoscono la splendida poesia della tigre e della sua agghiacciante simmetria, ma per me è con il poema “Milton”, dedicato all'autore de “Il Paradiso Perduto” – cui prima o poi dedicherò un post – a raggiungere i massimi vertici), Thomas Eliot (Terre Desolate: wow!), Shelley (Ozymandias, in particolare), ma anche “La ballata del vecchio marinaio” di Coleridge, e... sì, Edgar Allan Poe, che, in effetti, amo assai più come poeta che come scrittore di racconti... Borges sostiene che Poe rispetto ad Emerson sia sopravvalutato, ma sono anni che cerco le poesie di quest'ultimo: nessuno ne sa nulla. Eppure, nell'introduzione ad un vecchio volume di Emily Dickinson, ne era riportata una, ed era stupenda... E come dimenticare la stessa Dickinson o Walt Whitman, con “Foglie d'erba” e il suo barbarico Yawp? E Robert Frost, e naturalmente Robert Browning che con “Childe Roland to the Dark Tower came” ha ispirato Stephen King per la Torre Nera (Eliot ha contribuito per il terzo volume della saga, Terre Desolate, appunto).

Tra i francesi, invece, adoro soprattutto i decadentisti, ed in particolare Baudelaire e Rimbaud (Verlaine no)... So che quando si tratta di poesia francese tutti si buttano su Jacques Prévert... Lo apprezzo anche io, ma non al pari degli altri. Preferisco Mallarmé (che non c'entra niente, lo so)...

Tra i russi, invece, le mie preferenze vanno a Tjutcev (conosciuto grazie a Tiziano Sclavi), mentre tra gli “spagnoleggianti”, a parte il mio Borges, mi piacciono Neruda e Pessoa (come a tutti, lo so!)... Non sono, invece, una gran cultrice della poesia giapponese/cinese (per quel poco che la bazzico): gli haiku non mi prendono, ho provato con Li Po e Po Chu (reperiti su vecchie antologie scolastiche), ma niet. Mi restano in superficie (o forse era sbagliato il momento, non lo so). Idem per gli indiani (Tagore incluso) e per Gibran. Non è che non mi piacciano, ma non arrivano a scuotermi l'anima. Insomma, se il poeta, secondo Shakespeare, è un ladro di fuoco, a me pare che loro, al massimo, possano rubare un accendino... E al più, se mi sbilancio, riesco a dire che “scrivono cose carine”. Ma non è che sia proprio un commento lusinghiero, mi rendo conto...

Invece, mi affascina tantissimo Nazim Hikmet, e poi le elegie di Rilke (“il bello non è che il tremendo al suo inizio”)... E Goethe, e Novalis, e Holderlin!!! Infine, in quanto agli italiani, c'è davvero di che sbizzarrirsi: tra gli “antichi” amo Dante, Petrarca e l'Aretino (ma con qualche riserva)... E poi Vincenzo Monti: per anni l'ho odiato in quanto mi pareva privo di sostanza, votato alla mera, vuota, estetica, ma sono così incredibili le sue suggestioni, che alla fine resistere è impossibile... E Foscolo, e Leopardi... E, andando più in là, Ungaretti e Montale, ad esempio... Ma ho letto anche alcune strofe meravigliose di Dino Campana o Alfonso Gatto o Cesare Pavese... Di Quasimodo, invece, salverei giusto “Ed è subito sera”, di Sanguineti... niente? Nulla mi dice... E sì, non posso dimenticare D'Annunzio, ahimè, che scrive da dio, anche se lo detesto cordialmente (incompatibilità di caratteri, sigh!)...

Mmmm... Mi rendo conto che alla fine mi sono solo prodotta in un lungo elenco naif senza capo né coda... Né sugo in mezzo... E intanto mi vengono in mente un po' di assenze: da Sylvia Plath ad Auden, da Byron a... Mio Dio!!! Non ho citato nemmeno un poeta greco o uno latino! Vergogna a me! I primi che mi vengono in mente sono Saffo e Menandro, tra i greci, e Catullo e Orazio tra i latini... Però, ammettiamolo, ci sono davvero troppi, troppi buchi! Mi arrendo, e chiudo qui. Anche perché ho sforato di brutto con lo spazio...

Concludo solo dicendo, che se non amo rileggere la prosa, neanche quando si tratta di un'opera che ho amato moltissimo, rileggere una poesia è più bello ad ogni passaggio: perché solo così ti avvicini un po' di più a possedere i versi e a farla veramente tuoi...

P.S.

E Pascoli, maledizione! Non ho citato Pascoli! Accipigna... Né Federico Garçia Lorca (che splendore “Initium”)!

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