GRAND
BUDAPEST HOTEL
di Wes Anderson
(2014)
Un
film fantasioso quanto realistico, con una storia, nella storia,
nella Storia, un po' vera e un po' immaginaria, in luoghi di finzione
plausibili che passano da luoghi esistenti e da epoche assurde ma
tristemente documentate…
All'inizio
(primo quarto d'ora massimo) la trama mi si confondeva un poco in
testa, e la pellicola si limitava ad incatenarmi a sé con la
fotografia, meravigliosa e ricca di dettagli sgargianti, di
un'accuratezza bizzarra, complessa, che risulta surreale. Ma presto
si entra nell'ottica, si fissano dei paletti, e la vicenda ci avvince
assorbendoci completamente...
Conosciamo
Zero (Tony Revolori), il garzoncello (che già abbiamo incontrato da
adulto e di cui il film è un lungo ricordo, raccontatoci da uno
scrittore) e il suo “datore di lavoro”, e presto amico/socio,
Monsieur Gustave (Ralph Fiennes), teorico concierge, ma in pratica
Direttore, del prestigioso Grand Budapest Hotel... Sul più bello
accusato ingiustamente di omicidio e presto chiuso in carcere...
Siamo
prossimi alla commedia, ma non proprio lì, quanto piuttosto in una
sorta di limbo fra il fantastico, il grottesco e il poetico, ove,
anche quando ci si indigna, si è portati a stemperare tutto con un
sorriso.
La
pellicola mi è piaciuta molto, persino più del precedente Moonrise
Kingdome (che comunque avevo adorato), benché, di per sé, ci siano
meno “trovate”... I personaggi, però, sono tantissimi,
sorprendenti (anche quelli cui è concesso poco più di un cameo), il
cast da leccarsi le dita, mentre lo spettatore viene continuamente
sballottato da una “prospettiva narrativa” ad un'altra, i generi
si miscelano (come piace a me), e c'è pure qualche tocco da commedia
nera (la fine della sorella di Serge e varie altre morti)...
In
più quasi tutto è simmetrico, e si fa attenzione persino alla
postura dei personaggi!
E
come resistere al fascino di Ralph Fiennes (non credo di averlo mai
trovato così simpatico) e di Tony Revolori?
Una
pellicola che è una bellezza per gli occhi, per il cuore, e che ti
lascia qualcosa di impalpabile, dopo che è finito, che danza e fa
l'occhiolino, ma che non riesci ad afferrare del tutto. Non io,
almeno.
E
forse il segreto sta nella fine... Ispirato alle opere di Stefan
Zweig, viene annunciato in coda... Perché? In che modo?
Lo
ignoro...
Specialmente
perché Zweig è un autore che non ho mai letto e mi sono sempre
limitata a sbirciare. Ma è chiaro che presto mi adopererò per
colmare questa svergognata lacuna...
Teso, a me non è piaciuto...in realtà ero un po' stanco quando l'ho visto e ho fatto fatica a seguire la trama...riproverò a guardarlo. Kiss
RispondiEliminaIn effetti mi stupisce che tu non lo abbia apprezzato, ma in principio anche io ero un po' spaesata... fammi sapere se cambi idea! Baci, dear.
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