STORIA
DELLE TERRE E DEI LUOGHI LEGGENDARI
di Umberto Eco
Per
molti versi è stata una delusione.
Lo
ammetto la colpa è mia: il titolo è chiaro, ma io, chissà perché
(ho il sospetto di essere stata sviata da qualche recensione letta
ignoro dove), ero convinta che si riferisse a siti romanzeschi,
quali, ad esempio, la Terra di Mezzo, L'isola che non c'è, Oz e
l'Inferno Dantesco... Invece no, questi spazi vengono a mala pena
citati en passant nel capitolo conclusivo: il volume è incentrato
sulle terre leggendarie, ossia quelle faccende trite e ritrite di
Avalon, il regno del Prete Gianni, Agarthi... Uffa!!!
Capisco
che magari non sia troppo comune masticare detti argomenti, ma per
chi, come me, è appassionato di Dizionari Fantastici ed Enciclopedie
del Mistero, o anche solo abbia confidenza con i romanzi di Eco (ad
esempio “Baudolino”) sono questioni già note e
stra-approfondite. La summa dei luoghi romanzeschi, invece, no,
sarebbe stata una novità, soprattutto in una veste così completa,
erudita e raffinata... Sob!
Si
badi, l'opera di per sé è pregevole e mantiene intatte le
caratteristiche di “Storia della bellezza”, “Storia della
bruttezza” e de “La vertigine della lista”, i tre saggi
similari (dal punto di vista editoriale), sempre di Eco, pubblicati
negli anni passati. Una confezione elegante, supportata da immagini
ricercate e suggestive, testi lineari, ma pregni di contenuto,
arricchiti dalla riproduzione per esteso dei brani più salienti fra
quelli citati. Stupenda. Inoltre delinea un percorso
esplorativo/conoscitivo da cui è possibile trarre qualcosa in più
della mera elencazione nozionistica e conduce ad una serie di
riflessioni sulla natura dell'uomo, sui suoi desideri e sul
succedersi delle epoche. Sono quindi contenta di averla comprata.
Però...
Però
è così incantevole la copertina che alla fine, anche a livello di
immagini, ho storto un po' il naso... Lo so, come critica è sterile:
non credo si sarebbe potuto inserire nulla di troppo diverso, attesi
gli argomenti. Tuttavia, ecco... Eco si legge sempre volentieri, ma
spero dedichi il prossimo saggio a qualcosa di più innovativo e meno
inflazionato...
Tristezza.
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