L'ATLANTE
DELLE NUVOLE
di David Mitchell
(CLOUD
ATLAS)
Ho
iniziato il romanzo, visto il film, finito il romanzo. Parzialmente
differenti per trama, e ancora di più per architettura, sono
notevoli entrambi, per motivi diversi, e tra i due quasi non saprei
che cosa scegliere (bugia, sceglierei il romanzo, ma fa lo stesso):
forse l'ideale è davvero mescolarli!
Il
libro ha una struttura a
matrioska e
procede in ordine cronologico, lineare, raccontando (con stili
diversi e attraverso più generi letterari) di sei personaggi,
distanti per epoca, personalità, ambientazione ed estrazione
sociale, cominciando con la vicenda di Adam
Ewing (Oceano Pacifico, 1849), passando per Frobisher (Bruges, 1936),
Luisa Rey (San Francisco, anni '70), Tim Cavendish (Gran Bretagna,
2012) e Sonmi (Neo Seul, 2144), fino alla storia di Zachry e Meronima
(nel futuro, 106 anni dopo la caduta). Ma mentre quest'ultima inizia
e finisce, delle altre ci viene presentata solo la prima metà:
arrivati al clou, ci si interrompe e si passa al personaggio
successivo. Dopo Zachry, però, si continua al contrario, concludendo
le singole storie, a ritroso nel tempo, quindi da Sonmi a Ewing.
Il
denominatore comune delle trame è dato dal libero arbitrio e dal
perseguimento della libertà, affrontata sotto numerosi profili, che,
accostati l'uno all'altro, forniscono un affresco ricco e pulsante.
Inoltre tra i personaggi ci sono dei legami, per quanto sottili:
Frobisher legge il diario di Adam, Luisa incontra il corrispondente
di Frobisher e ne esamina le lettere, e così via. Infine, i
protagonisti hanno sempre un neo a forma di stella cometa
(reincarnazione?).
Non
sono connessioni forti, come invece lascia intendere la pubblicità
del film, e non c'è nessuna mega rivelazione finale. Ma mentre nel
romanzo questo aspetto si coglie subito e aldilà delle singole
vicende si apprezzano le assonanze e pertanto il gioco dei rimandi si
accetta senza riserve, e anzi con una buona misura di fascinazione,
la pellicola sembra suggerire qualcosa di diverso, che tuttavia non
c'è, creando quindi un'aspettativa che viene inevitabilmente
frustrata e dando l'impressione di essere stati in qualche modo
turlupinati, forse a causa di piccole sbavature, di attese disattese,
di mancanza di omogeneità.
Perchè
tutto avviene contemporaneamente, a volte intere pagine si condensano
(efficacemente) in un fotogramma, e ogni azione appare sovrapporsi,
intrecciarsi, in un'alternanza irregolare e magica in cui le cose
sfumano l'una nell'altra, tanto che, se non si conosce il libro, nei
primi dieci minuti di proiezione si ha la sensazione di non capire
nulla. Ulteriormente complicata dal fatto che gli stessi attori (a
volte irriconoscibili per via del trucco), indossano i panni di più
personaggi, con ruoli diversi a seconda della traccia: giovani e
vecchi, donne e uomini, buoni e cattivi.
A
livello narrativo, ma anche “filosofico”, quindi, è preferibile
il romanzo, benché nella pellicola alcuni aspetti siano più
consolatori. Però, nel film ci sono degli elementi così
meravigliosi da giustificarne ugualmente la visione: non è, infatti,
una mera e pedissequa trasposizione, che nulla aggiunge e nulla
toglie, e al più perde qualcosa: piuttosto una reinterpretazione che
offre un retrogusto differente, e differenti spunti e suggestioni.
Più infantili, magari, più scontati, più manieristici, ma non per
questo da buttare. Il montaggio è interessante, innovativo, dal
sapore sperimentale e psichedelico. A tratti scenografia, coreografia
e fotografia lasciano a bocca aperta. Cariche, shockanti, o altamente
poetiche.
Sono
poi state attuate delle modifiche (anche sostanziali) alle trame e
per quanto spesso ciò crei rimpianto o impoverimento o
semplicizzazione, ciò nondimeno il confronto è interessante e
permette di cogliere aspetti che altrimenti, forse, sarebbero stati
dati per scontati.
Riguardo,
in particolare, ai singoli episodi nel libro, a parte per Sonmi, si
comincia con lentezza (l'autore è verboso, specie nel diario di
Adam, che nelle prime pagine ho un po' patito) e non si viene
coinvolti subito, anche se nel prosieguo non si può non farlo... Nel
film, invece, si viene travolti immediatamente e immediatamente si
viene sedotti (pur non capendo un accidente). Però, mentre nel
romanzo il desiderio aumenta man mano, divenendo passione, nella
pellicola il climax è meno intenso e inciampa in qualche esitazione.
Il fatto, comunque, che sia lunga (173 minuti) non deve
disincentivare, perché quasi non ci se ne accorge.
Unico
elemento che mi ha davvero deluso (costante sia nel libro che nel
film) è il riferimento al Soylent verde di Tim Cavendish, che, se
per certi versi denota molta onestà, rende però ancora più
prevedibile – per chi sa coglierne il riferimento – uno dei
presunti e più sconvolgenti colpi di scena...
Ciao! Vista la tua preparazione in fatto di libri immagino che avrai già letto "L'amico ritrovato" di Uhlamn?
RispondiEliminaIo lo sto leggendo ora e mi piace parecchio. Sono curioso di sapere cosa ne pensi; se ti va potresti recensirlo così potremo confrontare i nostri punti di vista
Volentieri! Per ora ho programmato i post fino al 17 novembre, cercherò quindi di inserire "L'amico ritrovato" nella settimana ancora successiva... A presto!
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