CIME
TEMPESTOSE
di Emily Brontë
Un
romanzo per signorine? Non proprio, anzi c'è chi si lamenta per la
brutalità che denota, per il sadismo mentale e per la totale
mancanza di redenzione del protagonista, e c'è addirittura chi se ne
dichiara oltraggiata (sì, la cosa mi fa sorridere), trovandolo
immorale...
La
storia però, proprio per questo, è struggentemente romantica, alla
faccia di chi si illude che il romanticismo siano le melensaggini
alla Twilight, ignorandone il suo significato storico che, come
direbbe E. M. Forster, è semmai un tendere le mani verso
l'impossibile...
Così
è “Cime Tempestose”. Cupo, fatto di lacrime e sangue, di dolore,
e di rabbia, di odio, di malvagità... Ma tremendamente intenso e
potente, come sottolineato dall'ambientazione, la brughiera inglese,
spoglia e selvaggia, rappresentata nella sua anima più profonda, e
dallo stile contratto, involuto, a tratti quasi aspro.
In
realtà il suo bello sta è proprio in questo, ma agli animi troppo
delicati dà fastidio, ed ecco la ragione per cui al momento della
sua pubblicazione (1847) la critica lo ha rifiutato, oltre che per
sua la struttura innovativa e poco lineare.
Fortuna
che il decennio successivo, invece, la ha rivalutato, consacrandolo
come classico, ossia come libro immortale.
Sia
come sia, io adoro Heathcliff! Certo, non lo sposerei... Ma come
personaggio è superbo, così tenebroso e imperscrutabile e
passionale...
In
quanto all'immoralità, infine, che me ne importa?
L'arte
è arte, non deve necessariamente essere morale! Solo bella! E “Cime
Tempestose” lo è! In modo violento e inconsueto, ma lo è...
Ed
è meraviglioso.
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