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lunedì 25 novembre 2013

Un resoconto autobiografico


GEN DI HIROSHIMA
di Keiji Nakazawa

 
Potrebbe essere il contraltare nipponico di Maus per impegno storico e sociale, anche se non racconta del Nazismo, ma della bomba di Hiroshima e soprattutto delle sue conseguenze. Per Gen, un bambino, per la sua famiglia (quel che ne resta), e per il Giappone in generale.

I presupposti narrativi, però, sono totalmente diversi: se Spiegelman vuole analizzare e sviscerare il rapporto con suo padre, indulgendo in momenti lirici e riflessioni intime, Nakazawa ha invece fini meramente didattici e ci propone un resoconto autobiografico dettagliatissimo senza risparmiarci nulla, per diffidarci dal ripetere un orrore di tale portata, criticando i responsabili del massacro, le istituzioni e la popolazione.

Se in Spiegelman molte cose non sono mostrate, ma raccontate dai personaggi o oggetto di allusione, Nakazawa ci mostra tutto, e lo indaga fino a scomporlo in ognuno dei suoi elementi.

A livello meramente letterario “Gen” non è eccezionale: ci sono cadute di tono, eccessi, inciampi, sequenze infantili, disegni d'impatto, molto espressivi, ma datati, lo scopo educativo a volte compromette la fluidità della narrazione... Ma i contenuti, quelli sono sufficienti a fare dell'opera un testo fondamentale, una testimonianza viva e tragica, per non dimenticare.

Un racconto (lunghissimo) straziante, crudo, doloroso, in cui particolari quali la perdita dei capelli in un ragazzino a causa delle radiazioni sono vissuti quasi con allegria perché rispetto al resto possono davvero riservare un lato comico.

Fortuna che Gen ha una personalità forte ed è determinato a vivere...

Purtoppo, per ora, in Italia sono stati pubblicati solo i primi quattro libri (di dieci), quelli dedicati all'infanzia del protagonista.

Ma si vocifera che nel 2014, forse, si provvederà ai volumi successivi...

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