GEN
DI HIROSHIMA
di
Keiji Nakazawa
Potrebbe
essere il contraltare nipponico di Maus per impegno storico e
sociale, anche se non racconta del Nazismo, ma della bomba di
Hiroshima e soprattutto delle sue conseguenze. Per Gen, un bambino,
per la sua famiglia (quel che ne resta), e per il Giappone in
generale.
I
presupposti narrativi, però, sono totalmente diversi: se Spiegelman
vuole analizzare e sviscerare il rapporto con suo padre, indulgendo
in momenti lirici e riflessioni intime, Nakazawa ha invece fini
meramente didattici e ci propone un resoconto autobiografico
dettagliatissimo senza risparmiarci nulla, per diffidarci dal
ripetere un orrore di tale portata, criticando i responsabili del
massacro, le istituzioni e la popolazione.
Se
in Spiegelman molte cose non sono mostrate, ma raccontate dai
personaggi o oggetto di allusione, Nakazawa ci mostra tutto, e lo
indaga fino a scomporlo in ognuno dei suoi elementi.
A
livello meramente letterario “Gen” non è eccezionale: ci sono
cadute di tono, eccessi, inciampi, sequenze infantili, disegni
d'impatto, molto espressivi, ma datati, lo scopo educativo a volte
compromette la fluidità della narrazione... Ma i contenuti, quelli
sono sufficienti a fare dell'opera un testo fondamentale, una
testimonianza viva e tragica, per non dimenticare.
Un
racconto (lunghissimo) straziante, crudo, doloroso, in cui
particolari quali la perdita dei capelli in un ragazzino a causa
delle radiazioni sono vissuti quasi con allegria perché rispetto al
resto possono davvero riservare un lato comico.
Fortuna
che Gen ha una personalità forte ed è determinato a vivere...
Purtoppo,
per ora, in Italia sono stati pubblicati solo i primi quattro libri
(di dieci), quelli dedicati all'infanzia del protagonista.
Ma
si vocifera che nel 2014, forse, si provvederà ai volumi
successivi...
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