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lunedì 17 febbraio 2014

Colmo di speranza


LA FORZA DEL CARATTERE
di James Hillman

 
Dove si parla del carattere, ma anche della vecchiaia, perché è in questa fase della vita che davvero il carattere diviene se stesso, che “si compie”, che “è”, in tutte le sue accezioni, varianti e sfaccettature. Perché il carattere non è una realtà unica e univoca, ma un insieme di personalità che cambiano a seconda di stati d'animo e situazioni, che mutano in base all'esperienza, o che emergono in modo diverso a seconda del “quando” e del “con”. Che talvolta subisce il filtro dell'educazione o delle convenzioni sociali.

Così la vecchiaia si indaga nel dettaglio (culturalmente, filosoficamente, dal punto di vista sociale e medico), si rivaluta, si scruta in modo nuovo, si cerca di affrontarla e di capirla.

E' un bel libro, questo, colmo di speranza, di fede, di bellezza. Spalanca le porte di mondi che sono sempre stati lì, ma che noi di solito non vediamo.

Hillman è un accademico, uno psicologo. Ma non è pedante, questo saggio, anzi. E' divulgativo, fantasioso, arguto, ricco di aneddoti, di esempi tratti dalla letteratura, dall'esperienza personale, più che da casi clinici.

Scritto con semplicità e simpatia, è comunque profondamente filosofico e porta ad sacco di riflessioni insolite e affascinanti.

All'inizio, magari, ti ci accosti con una certa diffidenza (l'introduzione è un po' dispersiva), la vecchiaia è una flebo, pensi, non mi interessa. Ma non è vero. Devi solo imparare a guardare. E ti appassioni, e ti commuovi, persino, di fronte a certe verità. Che ti toccano e ti rasserenano, e ti sembrano talmente evidenti ora, vivide, vicine, e piene di luce. E poi la questione non è la vecchiaia, ma il carattere. Questo è solo un percorso per arrivarci. E intanto arrivi anche agli altri e a te stesso, perché sono tutte facce della stessa medaglia, e sono sempre degne di nota, scevre da preconcetti, da giudizi morali.

E' come riempirsi i polmoni d'aria!

E poi, alla fin fine, questo saggio è persino anche una fucina di spunti per dei racconti, per dei romanzi... Jonathan Carroll ne andrebbe pazzo! Certi esempi sembrano l'incipit di alcuni dei suoi libri più belli...

Magari non è facile da leggere sul treno perché richiede un minimo di concentrazione. Però è scorrevole e spiegato con pazienza e perizia, illustrato in ogni passaggio.

Per chi ha voglia di sedersi a contemplare il tramonto, per chi ha bisogno di analgesici letterari, per coloro cui piace cambiare prospettiva.

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