MIDDLESEX
di Jeffrey Eugenides
Un
libro strano questo, che un po' è saga familiare, un po' è la
storia di un individuo, l'io narrante. Che non si sa bene se è un
maschio o una femmina.
Callie
è uno pseudoermafrodito, in realtà. Ma lo scopre solo da
adolescente e va in confusione. Perché era certo di essere una
femmina, così è stato cresciuto, ma le sue pulsioni lo portano in
una direzione diversa. Anche in senso geografico, perché scappa di
casa, a cercare se stesso/a.
Un
romanzo interessante, insolito, che mescola un po' di tutto, e lo fa,
a tratti, in modo intimistico e toccante, a tratti con ironia e
divertimento.
Si
comincia alla lontana, in Turchia, nel 1922, in un villaggio greco,
con i nonni, che devono fuggire a causa della guerra e arrivare negli
Stati Uniti. E si continua da lì, attraverso il figlio Milton e la
sua storia d'amore, e quindi i loro nipoti (tra cui Callie), e
molteplici e bizzarre vicissitudini (omicidi, predicatori, rapimenti,
incendi, fortuna, rovina) che si ingarbugliano e si mescolano, almeno
parzialmente, alla storia americana novecentesca. Molte circostanze
concorrono a creare le coincidenze che hanno portato alla nascita di
Callie e ci vengono illustrate tutte, con calma, gustando il piacere
del racconto, della parola e della riflessione.
La
trama non mi ha presa da subito. Lo stile è posato, descrittivo.
Lento. Ma folgorato da improvvisi bagliori, bellezza distillata, che
impediscono l'interruzione della lettura. Basta abituarsi al ritmo,
però, per procedere lesti, avvinti dalla storia, che subisce
continue svolte e impennate, sorprendendo di continuo, violando
sovente e con piacere le convenzioni sociali. A partire dal
matrimonio dei nonni, che in verità sono fratello e sorella.
Ci
sono alti e bassi, è vero, e momenti di stasi. Ma si perdonano
perché l'impianto di base è così ricco e multiforme che si viole
comunque andare avanti e ormai ci si fida dell'autore.
L'elemento
più significativo, tuttavia, benché esploda nella sua potenza solo
dopo la metà del romanzo, sta nella scoperta di Callie della sua
realtà fisica, che è anche spirituale. Di come la affronta, di come
lotta per affermarsi ed accettarsi attraverso le più contraddittorie
esperienze.
Certo,
“Le vergini suicide” mi era piaciuto di più.
Ma
probabilmente solo perché era più suggestivo.
Nessun commento:
Posta un commento