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giovedì 27 febbraio 2014

Un nuovo linguaggio


ARANCIA MECCANICA
di Anthony Burgess

 
Tutti conoscono il film di Kubrick, pochi il romanzo di Burgess.

Che, per quanto mi riguarda, è decisamente più appassionante, più incisivo, più sperimentale. Più bello. A partire dalla scrittura, che dà luogo ad un nuovo linguaggio, fatto di parole inventate e di guizzi improvvisi. Cui però bisogna avere la pazienza di abituarsi (basta qualche pagina).

Tanti sostengono il contrario, che sia meglio il film. De gustibus... La scelta migliore, peraltro, è sempre la stessa: provare entrambi e decidere con la propria testa.

La trama è suppergiù identica: Alex è un ragazzaccio che riassume il suo credo nella violenza e in Beethoven. Trascorre le giornate a compiere efferatezze con gli amici e ad ascoltare musica, sino a che finisce in un centro di rieducazione, che si rivela ancora più crudele di lui. Che ne snatura la personalità, sino ad impedirgli di ascoltare il suo Ludovico Van senza rischiare di impazzire, e lo lascia, inerme, in balia di un mondo cambiato e di chi esige (comprensibilmente) vendetta verso di lui...

Un libro che non è solo libro, ma anche denuncia sociale... Ce l'ha con la violenza, ma ancora di più col sistema che la permette e alimenta... E persino con i Looney Tunes, se vogliamo... Ma che, soprattutto, discetta (senza discettare) sul libero arbitrio. Perché, in sostanza, se uno vuole votarsi al sangue è giusto che possa farlo, affrontandone le conseguenze. Non che sia costretto a condurre una vita non sua rinnegando se stesso...

E, diamine, nostro malgrado, alla fine Alex ci è quasi simpatico.

Un romanzo lucido, intelligente, spietato.

E che, fra le righe, pone un altro interrogativo: siamo davvero noi a scegliere la violenza? O (nel futuro distopico in cui è ambientato il libro) è il sistema ad imporcela, in un modo o nell'altro, per sopravvivere?

La vicenda dello scrittore farebbe propendere per la seconda soluzione...

L'unico neo è il finale buonista e rassicurante. Ma (sorpresa!) non c'era nella prima edizione...

Quindi?

Perché è stato inserito? E da chi?

Ai posteri l'ardua sentenza.

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