L'ELEGANZA
DEL RICCIO
di Muriel Barbery
Un
caso editoriale. Il solito romanzo, ho pensato quindi con diffidenza,
collazionato per le masse, senza passione, senza bellezza, che viene
apprezzato solo perché anche le casalinghe frustrate sono in grado
di arrivare a leggerlo sino alla fine.
Falso.
Non è affatto male, in realtà, e mi sono dovuta ricredere.
Non
per i pregi artistici, non per la trama, infarcita di cliché, che
spesso incespica e si sviluppa in modo improbabile, non per lo stile,
eccessivamente prolisso, non per i personaggi... ma per l'anima
sofferente che comunque si affaccia dietro le parole, che urla, che
impreca, per il bisogno disperato di rivincita di un'anima vilipesa e
ignorata, che tenta un'affermazione di sé, per la solitudine e per
l'amarezza di chi non si arrende, ma proclama a gran voce la propria
indignazione, il proprio isolamento (per certi versi, forse, anche
colpevole)...
Non
bisogna lasciarsi scoraggiare dall'inizio lento e spocchioso, dalla
pretenziosità della scrittura o dalle protagoniste snob,
superficiali e supponenti. Perché man mano andiamo avanti cominciamo
a capirle, a sentire la loro rabbia e il loro andare alla deriva, e
non possiamo che comprendere e immedesimarci. Perché siamo al
cospetto di due donne incatenate alla loro solitudine, in lotta
contro la mediocrità: Reneé, una portinaia vedova di mezz'età, e
Colombe, una dodicenne ricca e superdotata, soffocata da una
famiglia i cui legami si fondano sull'apparenza, che hanno nella
cultura e nella ribellione intellettuale l'unica salvezza possibile,
almeno finché non si scoprono a vicenda.
Ed
è bello assistere all'incontro delle due anime, che si riconoscono,
finalmente, grazie al nuovo vicino di casa, il distinto e fascinoso
giapponese, Kakuro Ozu.
E'
tutto ciò è bello perché umano, perché profondo, e ci tocca, e ci
commuove, nonostante tutto, superando la cornice narrativa ingenua e
traballante.
La
fine è amara, purtroppo, la fiaba di Cenerentola resta priva del suo
doveroso lieto fine, ma allo stesso tempo, una vita è stata salvata.
Forse due. Ed è intenso ed emozionante quel che avviene prima.
E'
vero, in certi punti il libro è poco verosimile e magari certi colpi
di scena si potevano evitare, gli stereotipi, poi, non mancano... ma
pazienza.
I
riferimenti filosofico-letterari sono godibili (in particolare quelli
ad Anna Karenina), e quando la narrazione decolla diviene
coinvolgente e induce a dimenticare il resto.
Nel
complesso, anche se non è un capolavoro, il romanzo ha dunque le
caratteristiche per essere letto volentieri, senza essere
dimenticato.
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