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lunedì 3 febbraio 2014

Superminestrone


L'ESILARANTE MISTERO DEL PAPA' SCOMPARSO
di Neil Gaiman

 
Un po' di anni fa Gaiman ha scritto “Il giorno che scambiai mio padre con due pesci rossi”: adorabile, surreale, intelligente, arricchito dalle magnifiche e deliranti illustrazioni di McKean! Formidabile. Quel che vi accade, già lo rivela il titolo... E il povero papà quasi non se ne accorge, impegnato com'è a leggere il giornale...

Di recente è uscito questo romanzino (breve breve), “L'esilarante mistero del papà scomparso”, una sorta di ammenda dell'autore verso la figura dei papà in generale, che non sono solo distratti signori intenti a sfogliare notizie, ma premurosi genitori che farebbero di tutto per assicurare la giusta razione di latte per la colazione dei figli. Incluso affrontare pirati, sacrifici pagani, stegosauri...

Anche in questo caso si tratta di un volume illustrato: l'artista si chiama Chris Riddell e, per quanto sia più cartoonistico che sofisticato, è comunque molto bravo, dal tratto espressivo e simpatico, perfetto interprete del testo, e non possiamo che apprezzarlo (perché il suo nome non figura in copertina??? Boh)...

Invero, quello che non ho apprezzato tanto è proprio il romanzino. Per ragazzi, okay, ma non è questo il problema. In realtà, se lo avesse scritto qualcun altro lo avrei trovato carino e inutile, e dimenticato. Ma non lo ha scritto qualcun altro. Lo ha scritto Neil Gaiman. E be', io lo amo. Ecco perché sono più severa.

La storia di per sé non è spiacevole, una sorta di fiaba in cui accade tutto quel che può accadere e anche molto, molto, molto di più. Troppo di più. E' questo il punto: laddove di norma Neil è un maestro nel dosare la sua immaginazione, centellinandone gli ingredienti e riconducendoli ad una dimensione umana e poetica, credibile e metafisica (anche quando si tratta di letteratura per l'infanzia), qui il lettore viene invece travolto da quello che sembra un desiderio di stupire a tutti i costi e che personalmente trovo stancante, noioso e persino un po' banale.

Una sorta di superminestrone con gli avanzi che si trovano in casa. Diluito, per giunta, e con brodo di dado, anziché con il buon brodo di gallina vecchia.

Non si tratta di un brutto libro. E' grazioso. Qualche tocco Gaimaniano c'è, ogni tanto una strizzatina d'occhi ben riuscita, qualche battuta azzeccata... ma dov'è finito il mio Gaiman?

La parte con i figli non è male, e non sono male i loro interventi durante la narrazione. Sono autentici, i ragazzini, spontanei, veri. Ma tutto il resto... in eccesso. E io sono una a cui gli eccessi piacciono. L'epitaffio sulla mia tomba sarà: “La sua parabola fu un'iperbole”, secondo qualcuno. Ma qui... Qui, mi spiace, ma mi sembra che ogni cosa – di per sé, tra l'altro, per nulla originale – abbia l'unico scopo di sorprendere. Che è esattamente ciò che non riesce a fare. Annoia, piuttosto. Si sarebbero dovute tagliare almeno cinquanta pagine. E mi pare che non si arrivi a 150... coi disegni.

Io capisco che Neil abbia semplicemente attinto alle passioni dei suoi figli (dinosauri, vampiri, pony e viaggi nel tempo...), ma l'impressione è che lo abbia fatto senza applicarsi, senza passione. Solo per svolgere il compitino.

E be', scusa Neil, ma così sono capaci tutti.

Snif.

P.S.

Comunque non importa, ti amo lo stesso.

2 commenti:

  1. Dai! Come si dice: non tutte le ciambelle riescono col buco! Il prossimo andrà meglio!

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