L'ESILARANTE
MISTERO DEL PAPA' SCOMPARSO
di Neil Gaiman
Un
po' di anni fa Gaiman ha scritto “Il giorno che scambiai mio padre
con due pesci rossi”: adorabile, surreale, intelligente, arricchito
dalle magnifiche e deliranti illustrazioni di McKean! Formidabile.
Quel che vi accade, già lo rivela il titolo... E il povero papà
quasi non se ne accorge, impegnato com'è a leggere il giornale...
Di
recente è uscito questo romanzino (breve breve), “L'esilarante
mistero del papà scomparso”, una sorta di ammenda dell'autore
verso la figura dei papà in generale, che non sono solo distratti
signori intenti a sfogliare notizie, ma premurosi genitori che
farebbero di tutto per assicurare la giusta razione di latte per la
colazione dei figli. Incluso affrontare pirati, sacrifici pagani,
stegosauri...
Anche
in questo caso si tratta di un volume illustrato: l'artista si chiama
Chris Riddell e, per quanto sia più cartoonistico che sofisticato, è
comunque molto bravo, dal tratto espressivo e simpatico, perfetto
interprete del testo, e non possiamo che apprezzarlo (perché il suo
nome non figura in copertina??? Boh)...
Invero,
quello che non ho apprezzato tanto è proprio il romanzino. Per
ragazzi, okay, ma non è questo il problema. In realtà, se lo avesse
scritto qualcun altro lo avrei trovato carino e inutile, e
dimenticato. Ma non lo ha scritto qualcun altro. Lo ha scritto Neil
Gaiman. E be', io lo amo. Ecco perché sono più severa.
La
storia di per sé non è spiacevole, una sorta di fiaba in cui accade
tutto quel che può accadere e anche molto, molto, molto di più.
Troppo di più. E' questo il punto: laddove di norma Neil è un
maestro nel dosare la sua immaginazione, centellinandone gli
ingredienti e riconducendoli ad una dimensione umana e poetica,
credibile e metafisica (anche quando si tratta di letteratura per
l'infanzia), qui il lettore viene invece travolto da quello che
sembra un desiderio di stupire a tutti i costi e che personalmente
trovo stancante, noioso e persino un po' banale.
Una
sorta di superminestrone con gli avanzi che si trovano in casa.
Diluito, per giunta, e con brodo di dado, anziché con il buon brodo
di gallina vecchia.
Non
si tratta di un brutto libro. E' grazioso. Qualche tocco Gaimaniano
c'è, ogni tanto una strizzatina d'occhi ben riuscita, qualche
battuta azzeccata... ma dov'è finito il mio Gaiman?
La
parte con i figli non è male, e non sono male i loro interventi
durante la narrazione. Sono autentici, i ragazzini, spontanei, veri.
Ma tutto il resto... in eccesso. E io sono una a cui gli eccessi
piacciono. L'epitaffio sulla mia tomba sarà: “La sua parabola fu
un'iperbole”, secondo qualcuno. Ma qui... Qui, mi spiace, ma mi
sembra che ogni cosa – di per sé, tra l'altro, per nulla originale
– abbia l'unico scopo di sorprendere. Che è esattamente ciò che
non riesce a fare. Annoia, piuttosto. Si sarebbero dovute tagliare
almeno cinquanta pagine. E mi pare che non si arrivi a 150... coi
disegni.
Io
capisco che Neil abbia semplicemente attinto alle passioni dei suoi
figli (dinosauri, vampiri, pony e viaggi nel tempo...), ma
l'impressione è che lo abbia fatto senza applicarsi, senza passione.
Solo per svolgere il compitino.
E
be', scusa Neil, ma così sono capaci tutti.
Snif.
P.S.
Comunque
non importa, ti amo lo stesso.
Dai! Come si dice: non tutte le ciambelle riescono col buco! Il prossimo andrà meglio!
RispondiEliminaSperiamo... Thx!
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