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mercoledì 26 febbraio 2014

Un disadattato che gira in perizoma


TARZAN – Walt Disney

(1999)


Da buona consumatrice dei film Disney, ed in particolare di cartoni animati (non solo Disney), posso affermare che questo è uno dei miei preferiti. Invero, il mio prediletto-prediletto è Mulan, ma credo che, artisticamente, Tarzan sia quello che raggiunge le vette più alte. Poco importa che il personaggio in sé non mi abbia mai attratta... (Troppi film, telefilm e fumetti gli erano già stati dedicati... E chi se ne importa di un disadattato che gira in perizoma?) Qui viene magistralmente reinterpretato e questa pellicola mi ha lasciata a bocca aperta sin dalle prime scene!

I disegni sono plastici e dinamici, l'animazione perfetta, la colonna sonora di Phil Collins stupenda e per nulla invadente (al contrario, conferisce alle immagini incisività e potenza)... Ma quel che ti arriva al cuore non sono tanto i pregi tecnici quanto i concetti che il film esprime: l'importanza della famiglia e delle proprie radici, che però sono determinate soprattutto dall'amore e dalla capacità di accettarsi, l'amicizia, l'apologia del diverso, il piacere della conoscenza e della scoperta, il senso del dovere, la solidarietà, il sacrificio. E la forza di rinunciare a se stessi per il benessere degli altri.

D'accordo, in sé per sé nulla di rivoluzionario. Però emotivamente vieni sul serio agganciato subito. Il modo in cui è narrata, con poche sequenze sottolineate da una canzone bellissima e colma di pathos, la tragica vicenda dei genitori del nostro eroe, peraltro ricca di dettagli, non può che commuoverci. E anche nel prosieguo i sentimenti in gioco sono intensi ed espressi con forza.

Non mancano però, nel corso della pellicola, momenti divertenti: Tarzan piccolo è uno spasso, e poi ci sono la scimmia Terk (niente Cita), e l'elefante Tantor, con le loro adorabili caratteristiche ed idiosincrasie... Persino Jane è piuttosto buffa e imbranatella, forse l'eroina più simpatica fra quelle disneyane... Addirittura più di Rapunzel! Okay, suo padre sa un po' troppo di macchietta, però ogni tanto si risolleva con una frase profonda. E il momento in cui Tarzan e Jane fanno la reciproca conoscenza è davvero meraviglioso, regalando risate a volontà, ma anche romanticismo, tenerezza e... avventura.

Ma ci sono anche attimi di tensione, di paura, di malvagità... E il vero cattivo non è Sabor, il leopardo, che pure ha fatto fuori i genitori naturali di Tarzan, ma Clayton, prototipo del bianco coloniale. Avido, crudele, disonesto. E molto più pericoloso.

E che bella l'evoluzione del rapporto fra Tarzan e Kerchak, il capo del branco dei gorilla nonché compagno di Kala, la madre adottiva di T.! Il finale è grandioso.

Certo, in molti punti il film è prevedibile, adeguandosi a quelli che sono i codici disneyani, ma in altri sorprende, ed è incredibile vedere Tarzan “surfare” tra gli alberi e diventare tutt'uno con la giungla! Per tacere delle esaltanti sequenza di lotta...

Da vedere!

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