FUNNY
GAMES (1997 - 2007)
Recensione
che comprende sia l'originale che il remake americano, entrambi di
Michael Haneke, esteticamente identici, senza esserlo davvero...
Ebbene,
questi film sono stati una tortura.
Non
posso dire che non mi abbiano affascinata, incuriosita, avvinta. Che
diamine, alcuni passaggi, specie quelli in cui si gioca sul non
detto, sul non mostrato, sono geniali... Non si può lamentare un
eccesso di splatter, perché, tutto sommato, di schizzi di sangue non
ce ne sono tanti... Eppure, la violenza è ai massimi gradi. Fisica,
ma soprattutto psicologica. Perché tu non patisci solo per te, ma
per la tua famiglia. Perché non si limitano a ucciderti, prima ti
spezzano, a poco a poco, lentamente, logorandoti, privandoti del “tuo
essere tu”, e magari riescono perfino a convincerti che la colpa è
tua, perché non sei stato gentile... Perché tutto ciò non ha
senso, non ha scopo, ragione, riscatto... E' solo un gioco, per
passare il tempo. Un gioco divertente...
Si
parte con la famiglia perfetta (mamma, papà, bambino, benestanti e a
modo) che fa la vacanza perfetta. Ma tu sai già che cosa sta per
succedere perché hai sentito parlare del film, hai visto il
trailer... E l'atmosfera si fa subito malsana, disturbante, complici
le inquadrature. Perché sai che i bei momenti di serenità faranno
solo da contrasto con il dopo.
E
avverti subito qualcosa di strano nella casa dei vicini: li trovi
nervosi, scostanti, eppure siete amici, li conosci da una vita,
venite spesso qui, è la vostra dimora estiva, questa... Poi uno dei
ragazzi che prima hai notato con loro, uno che non hai mai visto,
viene a chiederti delle uova in prestito. Gliele dai. Lui le fa
cadere, e ne reclama ancora. Lo accontenti, cadono di nuovo. E' uno
scherzo? Sembra uno scherzo. Ma lui vuole altre uova, gli servono.
Pare un bravo ragazzo, a vedersi. Giovane, elegante, cortese, con un
bel viso pulito. Solo che non è bravo. E' vuoto. E' un mostro. Ma tu
hai bisogno di un po' di tempo per capirlo. Intuisci già qualcosa,
lo sospetti, ormai, ma non sai fornire una spiegazione plausibile.
Vuoi che se ne vada. E intanto arriva il suo amico. Divengono
insistenti, fastidiosi. Vuoi che vadano via entrambi. Ma non lo
fanno. E quando anche i tuoi familiari ti raggiungono... l'orrore ha
inizio. Sempre più umiliante, assurdo, disturbante. Un'escalation di
crudeltà piena di false speranze e di illusioni, in cui tu credi,
pur riconoscendone la falsità, perché non hai altro cui
aggrapparti.
E
quando si sfocia nel grottesco è persino peggio...
Ho
sofferto, durante la visione, specie durante la prima, quella
relativa alla pellicola del '97. A tratti dovevo interrompere per
respirare.
Violenza
fine a se stessa che proprio per questo si erge a denuncia di sé
medesima. Che va interpretata e non si esaurisce in un pugno di
morti. Che più ci rifletti e più ti scuote, e ti fa capire che c'è
dell'altro sotto, ancora più sbagliato, più disturbante. Che è
ineluttabile (si veda la scena col telecomando... Illogica, sleale,
quanto potente e significativa) e fa parte dello spettacolo che tu
stesso, nonostante tutto, non riesci a smettere di guardare. E in
fondo anche tu stai giocando, sei complice... E il confine dello
schermo è così labile...
Tra
le due pellicole ho preferito quella originale: meno mezzi, meno
patinata, ma per questo più cruda e credibile... Mentre lo guardi
vedi una famiglia, non Naomi Watts e Tim Roth (pur bravissimi) nella
loro figaggine. Senza contare che nel 2007, tra Internet e cellulari,
le coincidenze che si verificano per poter andare avanti con la trama
sono un po' troppe...
E
poi qualcosa nel retrogusto cambia. Meno amaro, ma più acido,
forse...
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