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martedì 11 febbraio 2014

Violenza fine a se stessa


FUNNY GAMES (1997 - 2007)

 
Recensione che comprende sia l'originale che il remake americano, entrambi di Michael Haneke, esteticamente identici, senza esserlo davvero...

Ebbene, questi film sono stati una tortura.

Non posso dire che non mi abbiano affascinata, incuriosita, avvinta. Che diamine, alcuni passaggi, specie quelli in cui si gioca sul non detto, sul non mostrato, sono geniali... Non si può lamentare un eccesso di splatter, perché, tutto sommato, di schizzi di sangue non ce ne sono tanti... Eppure, la violenza è ai massimi gradi. Fisica, ma soprattutto psicologica. Perché tu non patisci solo per te, ma per la tua famiglia. Perché non si limitano a ucciderti, prima ti spezzano, a poco a poco, lentamente, logorandoti, privandoti del “tuo essere tu”, e magari riescono perfino a convincerti che la colpa è tua, perché non sei stato gentile... Perché tutto ciò non ha senso, non ha scopo, ragione, riscatto... E' solo un gioco, per passare il tempo. Un gioco divertente...

Si parte con la famiglia perfetta (mamma, papà, bambino, benestanti e a modo) che fa la vacanza perfetta. Ma tu sai già che cosa sta per succedere perché hai sentito parlare del film, hai visto il trailer... E l'atmosfera si fa subito malsana, disturbante, complici le inquadrature. Perché sai che i bei momenti di serenità faranno solo da contrasto con il dopo.

E avverti subito qualcosa di strano nella casa dei vicini: li trovi nervosi, scostanti, eppure siete amici, li conosci da una vita, venite spesso qui, è la vostra dimora estiva, questa... Poi uno dei ragazzi che prima hai notato con loro, uno che non hai mai visto, viene a chiederti delle uova in prestito. Gliele dai. Lui le fa cadere, e ne reclama ancora. Lo accontenti, cadono di nuovo. E' uno scherzo? Sembra uno scherzo. Ma lui vuole altre uova, gli servono. Pare un bravo ragazzo, a vedersi. Giovane, elegante, cortese, con un bel viso pulito. Solo che non è bravo. E' vuoto. E' un mostro. Ma tu hai bisogno di un po' di tempo per capirlo. Intuisci già qualcosa, lo sospetti, ormai, ma non sai fornire una spiegazione plausibile. Vuoi che se ne vada. E intanto arriva il suo amico. Divengono insistenti, fastidiosi. Vuoi che vadano via entrambi. Ma non lo fanno. E quando anche i tuoi familiari ti raggiungono... l'orrore ha inizio. Sempre più umiliante, assurdo, disturbante. Un'escalation di crudeltà piena di false speranze e di illusioni, in cui tu credi, pur riconoscendone la falsità, perché non hai altro cui aggrapparti.

E quando si sfocia nel grottesco è persino peggio...

Ho sofferto, durante la visione, specie durante la prima, quella relativa alla pellicola del '97. A tratti dovevo interrompere per respirare.

Violenza fine a se stessa che proprio per questo si erge a denuncia di sé medesima. Che va interpretata e non si esaurisce in un pugno di morti. Che più ci rifletti e più ti scuote, e ti fa capire che c'è dell'altro sotto, ancora più sbagliato, più disturbante. Che è ineluttabile (si veda la scena col telecomando... Illogica, sleale, quanto potente e significativa) e fa parte dello spettacolo che tu stesso, nonostante tutto, non riesci a smettere di guardare. E in fondo anche tu stai giocando, sei complice... E il confine dello schermo è così labile...

Tra le due pellicole ho preferito quella originale: meno mezzi, meno patinata, ma per questo più cruda e credibile... Mentre lo guardi vedi una famiglia, non Naomi Watts e Tim Roth (pur bravissimi) nella loro figaggine. Senza contare che nel 2007, tra Internet e cellulari, le coincidenze che si verificano per poter andare avanti con la trama sono un po' troppe...

E poi qualcosa nel retrogusto cambia. Meno amaro, ma più acido, forse...

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